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Buchi neri, registrata la prima prova delle onde d'urto: perché è una scoperta rivoluzionaria

I buchi neri sembrano avere sempre meno misteri e lati oscuri, come emerso dalle ultime osservazioni sulle loro onde gravitazionali

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Grande novità sui buchi neri Fonte foto: 123RF

Le idee finora maturate dagli astronomi sul cosmo sono destinate a cambiare per sempre dopo quanto scoperto da un gruppo di esperti riuniti nell’EPTA (European Pulsar Timing Array Consortium). Si tratta di una cooperazione europea che ha l’obiettivo di combinare l’operato di cinque diversi radiotelescopi per osservare i pulsar e rilevare le onde gravitazionali.

Nel caso specifico, la novità è rivoluzionaria per quel che riguarda i buchi neri. Gli scienziati sono riusciti a catturare onde d’urto dall’orbita di questi corpi celesti supermassicci, per la precisione in galassie molto lontane. Visto che il tutto è stato immortalato durante le prime fasi della fusione, si potrebbe trattare di un indizio interessante.

Le distorsioni create dai buchi neri

In poche parole potrebbe essere la prima prova diretta del comportamento tipico dei buchi neri più grandi che distorcono lo spazio e il tempo mentre si muovono a spirale l’uno sull’altro. In teoria, come si è sempre creduto e ricostruito, questo è il modo con cui le galassie si formano e crescono. A questo punto, però, gli scienziati potrebbero anche essere in grado di vedere le loro ipotesi tramutarsi in realtà. Le distorsioni appena citate si verificano di continuo nello Spazio, però c’è grande ottimismo nella comunità astronomica, soprattutto per quel che riguarda gli attuali dati di fatto.

In particolare, il comportamento dei buchi neri potrebbe essere di grande aiuto per affermare se la teoria della gravità di Albert Einstein (“la gravità è solo un’illusione”) è sbagliata o meno. Al tempo stesso, la nuova scoperta scientifica apre uno scenario del tutto nuovo in merito alla materia oscura e persino sulle future teorie della fisica. I ricercatori riuniti nell’EPTA sono convinti, tra l’altro, che nel cuore di ogni galassia esista un buco nero supermassiccio e che possa crescere nel corso di miliardi di anni. Finora tutto questo è rimasto ancora allo stato teorico, ma le osservazioni sono promettenti e ne verranno fatte molte altre nei prossimi mesi.

I segnali lanciati dai buchi neri

Una delle ipotesi al vaglio è che i buchi neri più piccoli si fondano, di conseguenza si potrebbe assistere per la prima volta a un processo del genere con tutte le conseguenze che si possono immaginare. Le osservazioni sono state effettuate andando a studiare con cura i segnali di alcune stelle morte, le pulsar. Si sta parlando più precisamente di stelle di neutroni che si formano quando c’è l’esplosione di una supernova. I segnali radio sono stati inviati a intervalli molto precisi, ma ci si è resi conto che sono arrivati sulla Terra un po’ più velocemente o lentamente di quanto dovrebbe essere.

Per quel che riguarda la distorsione temporale, poi, risulta essere coerente con le onde gravitazionali che sono state create dalla fusione di buchi neri supermassicci. Lo “sconvolgimento” gravitazionale è così potente che lo spazio e il tempo si distorcono, fino a durare miliardi di anni prima che i buchi neri stessi si fondessero. Le onde intercettate in passato possono essere considerate come dei brevi rimbombi, mentre quelle più nuove sono simili a un ronzio di sottofondo. Il passo successivo sarà quello di scoprire coppie di buchi neri di queste dimensioni, supponendo che siano la fonte di quanto osservato negli ultimi tempi.