Allarme siccità in Italia: i comuni a rischio
L'Italia è in pericolo sotto più punti di vista. Si passa dal rischio siccità a quello idrogeologico da un mese all'altro
Il cambiamento climatico continua a mostrare i suoi effetti devastanti in Italia, che si ritrova in una vera e propria morsa. Dopo un 2023 che ha fatto registrare precipitazioni in calo del 14% con una temperatura ben superiore alla media (+1,14 gradi) storica del periodo 1991-2020, l’inverno che viviamo è ora bollente.
Si assiste, dunque, a processi naturali in tilt, come denuncia Coldiretti. In tutto il Paese, nelle ore più calde del primo fine settimana di febbraio, sono stati registrati valori primaverili allarmanti. Il caldo lancia segnali alle piante, che vengono dunque risvegliate con largo anticipo (anche di un mese). Tutto ciò genera un rischio non di poco conto, considerando il prevedibile nuovo calo, seppur temporaneo, in grado di distruggere intere aree, troppo fragili per sopravvivere.
Allarme siccità
Coldiretti tenta di delineare i contorni di una storia dell’assurdo, dinanzi alla quale la politica dovrebbe muoversi in maniera adeguata. Preoccupa il rischio siccità, che pone in pericolo semine di vario genere, dai legumi ai cereali, fino agli ortaggi. Lo stesso dicasi per il foraggio nei pascoli, ormai in netto calo. Tutto ciò ha un peso anche sui costi per le imprese. Un effetto domino allarmante.
Nel dettaglio i rischi maggiori riguardano la Puglia, avvolta da venti e messa a rischio dalla mancanza d’acqua. Ridotta qui anche la produzione di carciofi del 60%, tenendo conto degli elevati tassi di umidità. In Sicilia e Sardegna, invece, grandi difficoltà nello sviluppo di ortaggi e frutta. La carenza d’acqua, infatti, impedisce l’adeguata crescita. In diversi settori dell’arco alpino risulta esserci scarsità di neve. Lo stesso dicasi per la dorsale appenninica.
La situazione di stress idrico aumenta scendendo lungo lo stivale, con condizioni estreme nelle isole. Gennaio ha lanciato un chiaro segnale d’allarme, con il 21% d’acqua in meno negli invasi della Sardegna rispetto allo scorso anno. Il deficit in Sicilia è stato invece del 13%. L’impatto dei cambiamenti climatici è sotto gli occhi di tutti, lasciando presagire gravosi disastri per la prossima estate. I rischi si estendono anche in altre aree, come l’Abruzzo, privo di neve o quasi, così come il Lazio, dove i laghi restano in condizioni critiche. Passiamo poi all’Umbria, dove il lago Trasimeno è rimasto a lungo 18 centimetri più basso rispetto al minimo livello “vitale”. I fiumi Potenza, Esino, Sentino, Tronto e Nera hanno visto scendere i propri livelli nelle Marche, mentre sui monti non c’è neve. Grave anche la situazione dei fiumi in Toscana, stando all’Osservatorio Anbi.
Rischio idrogeologico
Tra gennaio e febbraio il rischio siccità è stato elevato, come riportano i dati. Si è poi passati a una fase di pioggia, non particolarmente prolungata, con denuncia di un’altra gravosa problematica, il rischio idrogeologico. L’Italia è costantemente vittima del proprio clima, incapace quasi di prevedere ciò che avverrà sul lungo periodo. I cambiamenti sono infatti repentini e ormai quasi del tutto indipendenti dal passare delle stagioni.
Di recente la protezione civile ha messo in allarme ben 11 Regioni, soggette a un gravoso rischio alluvioni e frane. Si parla nel dettaglio del 93,9% dei Comuni italiani. Per quanto i temporali possano essere positivi per le scorte idriche e i livelli fluviali, la loro portata devastante, dopo una prolungata assenza, può generare danni ingenti per i raccolti, oltre a smottamenti e frane. Occorre tener conto che numerosi territori soni stati resi estremamente fragili dalla siccità dopo un 2023 in cui è caduto il 14% in meno d’acqua.
Ciò di cui il Paese avrebbe bisogno sono precipitazioni diffuse e non violente, al fine di colmare il deficit idrico. Una condizione allarmante, quest’ultima, che non può dirsi ovviamente risolta grazie alle recenti piogge. Si pensi ai bacini idrici in Puglia, con oltre 119 milioni di metri cubi in meno rispetto allo scorso anno. Siamo dinanzi a una trasformazione quotidiana, che lascerà in eredità un territorio devastato e una condizione societaria e industriale in ginocchio.