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Lancio dei satelliti, Russia esclusa: il nuovo ruolo di SpaceX

Russia esclusa dal lancio di satelliti OneWeb: la società inglese lascia Roscosmos dopo anni di collaborazione e firma un accordo con SpaceX

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Fonte: 123RF - cookelma

La società OneWeb sta costruendo una delle più grandi costellazioni di satelliti per telecomunicazioni mai ideata. Il sistema dispone già di 428 satelliti in orbita bassa (LEO), tutti lanciati sulla russa Soyuz in accordo con la compagnia francese Arianespace.

Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, OneWeb ha ritirato i propri satelliti dai vettori russi – e contro chi credeva che sarebbe stato molto difficile sostituire Roscosmos, la società inglese ha già trovato un nuovo passaggio per l’orbita bassa della Terra.

Roscosmos contro tutti

Lo scorso 4 marzo, a pochi giorni dall’inizio della guerra in Ucraina, Dmitry Rogozin, direttore dell’Agenzia Spaziale Russa, confermò la fine della collaborazione con la società di telecomunicazioni inglese OneWeb.

Roscosmos aveva già lanciato in orbita oltre 400 dei 648 satelliti previsti dal progetto e, in seguito all’inasprirsi dei rapporti tra Russia ed Occidente, Rogozin aveva chiesto a OneWeb la garanzia che la costellazione satellitare non sarebbe stata usata per finalità militari.

La richiesta non è mai stata accettata dalla società inglese, e la collaborazione con Roscosmos è finita nel silenzio di un triste video in cui la Soyuz viene spogliata delle bandiere di Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone.

È passato meno di un mese dal giorno in cui i 36 satelliti OneWeb, pronti a partire, hanno perso il proprio passaggio verso l’orbita terrestre, e a quanto pare è già stata trovata una soluzione che consenta di completare la costellazione senza scomodare la cara vecchia tecnologia sovietica.

Come si legge sul sito della società, è stato raggiunto un accordo con SpaceX “che permetterà a OneWeb di riprendere il lancio dei satelliti”. Con una flotta già dispiegata al 66%, OneWeb può quindi completare la missione grazie ad Elon Musk.

OneWeb e SpaceX, la strana coppia

OneWeb sta costruendo una rete satellitare tra le più grandi in orbita, con lo scopo di garantire “connettività solida, veloce e sicura in tutto il mondo”. Esattamente la stessa cosa che SpaceX sta facendo con Starlink: OneWeb e SpaceX, per quanto se ne sappia, sono diretti competitor in materia di telecomunicazioni.

Ma Elon Musk non è uno che si formalizza, anche perché è l’unico player d’Occidente a detenere un razzo vettore riutilizzabile delle dimensioni sufficienti per i propositi di OneWeb – quindi si può immaginare facilmente che l’accordo sia conveniente per tutti. Il CEO di OneWeb Neil Masterson ha dichiarato in proposito che il supporto di SpaceX “riflette la nostra visione condivisa di uno spazio senza confini” e pieno di satelliti per telecomunicazioni.

Mentre la flotta di OneWeb non arriva a 700 satelliti, quella di Starlink ne conta già oltre 2.000 in orbita, e ha ottenuto il permesso per lanciarne altre decine di migliaia nei prossimi mesi. Siamo così di fronte a un’alleanza tutta commerciale, completamente slegata dalle agenzie spaziali nazionali – russe, europee o statunitensi che siano – che segna il passo del prossimo futuro dei viaggi nello spazio.

Secondo l’ingegnere italiano Marcello Spagnulo, autore del volume “Geopolitica dell’esplorazione spaziale”, la nuova collaborazione è un campanello d’allarme per l’industria aerospaziale europea: “Magari tra qualche mese assisteremo al fatto che persino la missione di Esa ExoMars sarà lanciata verso il Pianeta Rosso a bordo di un Falcon Heavy di SpaceX, invece che su di un vettore europeo”, commenta su Airpress.

Certo è che l’Europa, almeno in termini di produzione, non è al passo con SpaceX e neanche con le società e start-up che, più in piccolo, realizzano vettori cargo – come la RocketLab di Peter Beck, Astra Space e Relativity Space. Come già ammesso dal Direttore dell’ESA Josef Aschbacher e denunciato dagli astronauti europei, è il momento per l’Europa di adottare una vera strategia per la conquista dello spazio. O lasciare che siano le compagnie private a scrivere il futuro prossimo dell’esplorazione spaziale.

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