SCIENZA

Marte, intanto è successo qualcosa di incredibile che potrebbe cambiare i viaggi nello Spazio

Due anni fa, pochi mesi dopo l'atterraggio del rover Perseverance su Marte, è iniziato un esperimento per produrre ossigeno respirabile sul pianeta: oggi la NASA comunica che è stato un successo

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E se vi dicessimo che nelle ultime settimane è successo qualcosa di davvero importante, che potrebbe permetterci, in futuro, di esplorare Marte respirando senza troppi problemi? Potrebbe senz’altro sembrare fantascientifico, invece è proprio così: la NASA ha ufficialmente trovato il modo per produrre ossigeno sul Pianeta Rosso, aprendo nuovi interessanti scenari per quelle che saranno le future missioni sul pianeta.

Un obiettivo ambizioso

Per capirci un po’ di più occorre fare un salto indietro a poco più di due anni fa. Correva dunque il 2021 quando la NASA ha dato il via a un esperimento unico nel suo genere, sfruttando uno strumento che era stato montato sul rover Perseverance. Lo strumento in questione si chiama MOXIE (acronimo di Mars OXygen ISRU Experiment) e l’esperimento consisteva nella conversione in ossigeno di parte dell’anidride carbonica dell’atmosfera di Marte.

L’ambizioso obiettivo dell’agenzia spaziale americana sembrava davvero azzardato ai tempi, tanto che parte della comunità scientifica aveva storto il naso, sostenendo che per riuscire ad avere successo nell’impresa sarebbe stato necessario molto più di quella che sembrava una “scatoletta” (le sue dimensioni sono di 23,9 x 23,9 x 30,9 centimetri), nonostante fosse innegabile che si trattasse di un gioiellino tecnologico complesso e molto sofisticato.

Come funziona MOXIE?

Invece, nel mese di settembre 2023 è arrivata la conferma che l’esperimento è andato a buon fine: MOXIE è riuscito a a produrre 122 grammi di ossigeno (la stessa quantità che respira un cane di piccola taglia in 10 ore), dimostrando che la conversione, come avevano sostenuto gli scienziati del Massachusetts Institute of Technology che hanno ideato la “scatoletta”, non è più solo ipotetica.

Nello studio che il team ha pubblicato su Science Advance è riportato ogni dettaglio del funzionamento di MOXIE, ma cerchiamo di semplificarlo per renderlo il più possibile comprensibile: lo strumento è definibile come cella elettrolitica a ossido solido, ossia una cella a combustibile che funziona al contrario. Una normale cella a combustibile, infatti, conta sulla reazione di carburante e ossigeno per produrre energia, mentre MOXIE conta sull’anidride carbonica per produrre monossido di carbonio e ossigeno.

I prossimi passi

Ma dunque, cosa succederà adesso? Le risposte per il momento sono solo ipotetiche, perché si attendono ulteriori analisi e studi per muoversi in qualsivoglia modo. Per quanto riguarda MOXIE, gli scienziati della NASA hanno dichiarato che potrebbe diventare uno strumento base, da equipaggiare nei sistemi abitativi modulari per gli astronauti. Più in generale invece, dato il successo della fase di test, la Nasa potrebbe e dovrebbe inviare sulla superficie marziana uno strumento cento volte più potente.

Lo strumento in questione dovrebbe essere affiancato da un generatore termoelettrico a radioisotopi, grazie al quale potrebbe essere in grado di produrre circa due chili d’ossigeno all’ora: una quantità perfetta per squadre di tre-quattro persone, che dovrebbero respirarne circa 0,84 kg al giorno. Lo strumento di produzione dell’ossigeno, sulla carta, dovrebbe anche essere in grado di immagazzinare ulteriori scorte necessarie alle future missioni umane.

Dovrebbe, infine, essere dotato di sistemi avanzatissimi di filtraggio delle polveri, oltre che di un sistema di sicurezza all’avanguardia per evitare gravi criticità, dato che l’uso prolungato rispetto al MOXIE potrebbe comportare un più veloce degrado dei filtri e dei compressori. Dunque? Non resta che attendere il passaggio dal condizionale al presente per cominciare a pensare al futuro dell’uomo su Marte.

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