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Meta AI, i primi dubbi sulla privacy degli utenti. Quali sono i rischi?

Meta AI in WhatsApp genera alcuni dubbi sulla gestione dei dati e sulla privacy: ecco quali sono i rischi potenziali per gli utenti

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Fonte: Algi Febri Sugita / Shutterstock.com

Una delle principali novità delle ultime settimane per il mondo tech è legata all’arrivo di Meta AI in WhatsApp. Il nuovo chatbot potenziato dall’intelligenza artificiale basata su Llama 3.2 (in futuro potrebbe esserci il passaggio al più recente Llama 4) punta a rivoluzionare il modo in cui gli utenti sfruttano la popolare app di messaggistica. L’obiettivo di Meta è spingere le persone a “restare” dentro WhatsApp, affidandosi all’assistente per ricerche veloci, chiarimenti e richieste di informazioni su qualsiasi argomento.

Quando si parla di AI, però, c’è sempre la questione della privacy da considerare. La gestione dei dati degli utenti è un aspetto chiave per una valutazione completa di funzioni come Meta AI e, come avvenuto in passato con ChatGPT, il rischio di un blocco della caratteristica da parte delle Autorità competenti c’è sempre.

L’AI è sotto osservazione

L’arrivo di Meta AI in WhatsApp è tenuto sotto controllo dalle Autorità competenti. La Data Protection Commission irlandese (le attività di Meta in Europa hanno base in Irlanda ed è questa l’agenzia locale è competente sul caso) sta esaminando il servizio, snocciolando tuitto ciò che riguarda la conformità al Digital Services Act e al GDPR.

Nel frattempo, il Garante della privacy italiano, come riportato da Wired, ha fatto sapere di essere in attesa delle valutazioni da parte dell’organo irlandese e di essere pronto anche ad adottare misure restrittive a livello nazionale nel caso in cui dalle indagini dovessero emergere delle criticità sul funzionamento di Meta AI e sulla gestione dei dati degli utenti.

Ci sono anche da valutare le modalità di integrazione di Meta AI che, al momento, non può essere eliminato da WhatsApp (anche se non c’è alcun obbligo di utilizzo).

Quali rischi per gli utenti

Bisogna, anzitutto, ricordare che per richiamare l’assistente in una conversazione si può utilizzare il tag @Meta AI oppure inoltrare un messaggio direttamente all’assistente; di conseguenza, è chi usa il servizio che sceglie di condividere i propri dati con Meta AI.

Fatta questa precisazione, Meta ha anche pubblicato una dettagliata informativa sulla privacy legata all’utilizzo da parte degli utenti dell’AI in WhatsApp. L’azienda ha chiarito che le informazioni personali non saranno condivise in alcun modo con altre persone sulla piattaforma, ma è prevista comunque una condivisione con partner selezionati (direttamente da Meta) con l’obiettivo di offrire risposte precise alle domande poste al chatbot AI.

Da segnalare, inoltre, che Meta AI non è in grado di accedere alle conversazioni (in quanto è prevista la crittografia end to end che garantisce la piena riservatezza).Viene specificato, inoltre, che le informazioni personali non saranno utilizzate per migliorare l’intelligenza artificiale.

Ci sono almeno due potenziali criticità legate all’arrivo di questa nuova funzione su WhatsApp. La prima riguarda l’accesso dei minori al servizio. In questo caso, in assenza di strumenti specifici, toccherà ai genitori monitorare l’uso dell’AI da parte dei propri figli. C’è poi la questione dell’integrazione in WhatsApp Business. Molte aziende utilizzano il servizio per mantenere i contatti con i propri utenti e potrebbero, potenzialmente, condividere senza autorizzazione dati sensibili con Meta AI.

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