SCIENZA

Ora legale e ora solare, è vero che influiscono sull'umore? Abbiamo finalmente una risposta

Il cambio dall'ora legale all'ora solare può influire sull'umore? Le risposte degli scienziati nelle ricerche inerenti anche la percezione del passaggio del tempo

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Si avvicina il ritorno dell’ora solare e in tanti tornano a interrogarsi sugli effetti che tale cambiamento ha sul benessere psicologico rispetto all’ora legale.

Da un lato, c’è chi apprezza l’idea di dormire un’ora in più almeno per un giorno, dall’altro c’è chi percepisce le serate più buie come una fonte di malumore. La scienza ha iniziato a indagare più a fondo la questione.

Cambio stagionale dell’ora e umore

Mentre le lancette torneranno indietro di un’ora nella notte tra sabato 26 e domenica 27 ottobre, un gruppo di scienziati del Regno Unito, guidato dalla professoressa Ruth Ogden della Liverpool John Moores University, sta lanciando uno studio per capire come questa transizione possa impattare il benessere delle persone.

Se negli anni passati l’attenzione era rivolta principalmente agli effetti negativi del passaggio all’ora legale in primavera, come la perdita di sonno, la diminuzione delle performance cognitive e l’aumento degli incidenti, si sa molto meno riguardo all’impatto della transizione autunnale, in particolare circa le modalità con cui influisce sulla percezione del tempo.

Quest’ultimo elemento, secondo la professoressa Ogden, è un aspetto della psicologia spesso trascurato. Le nostre vite sono scandite dagli orari, ma esiste anche una rappresentazione interna del tempo che varia da persona a persona. Comprendere come gli individui avvertono il passaggio del tempo, e se tale percezione può essere influenzata, potrebbe aprire nuove strade per migliorare il benessere.

L’interesse della professoressa per questo campo è nato da un’esperienza personale: un incidente automobilistico che le ha fatto percepire il tempo come rallentato. Questo fenomeno l’ha spinta a esaminare il modo in cui eventi emotivamente intensi possano distorcere la nostra impressione rispetto al trascorrere di minuti e ore.

Durante la pandemia, ad esempio, molti hanno riferito di aver sperimentato il tempo in modo diverso: i meno ansiosi e più soddisfatti della loro situazione sociale tendevano a identificare il lockdown come rapido, mentre chi si sentiva isolato e depresso viveva quel periodo come interminabile. Tutto ciò suggerisce che il nostro stato emotivo e il nostro benessere influenzano profondamente il modo in cui abbiamo cognizione del passare del tempo.

Ora legale e ora solare: il sondaggio nel Regno Unito

Un altro studio separato prende in considerazione chi soffre di dolori cronici e tende a percepire il tempo in modo alterato, suggerendo un legame fra il trauma e la distorsione temporale. Questa ricerca è aperta a tutti gli adulti del Regno Unito e consiste in un semplice sondaggio online, volto a esplorare la vita quotidiana dei partecipanti e il livello di pressione temporale che percepiscono. Il rilevamento può essere completato sia prima che dopo il cambio dell’ora, o in entrambi i momenti, per confrontare eventuali differenze.

Una delle domande chiave che lo studio si propone di indagare è se gruppi socialmente emarginati, o persone particolarmente stressate come i genitori molto impegnati, vivano il cambiamento dell’ora in modo diverso rispetto a chi ha un maggiore controllo sul proprio tempo.

Un’altra componente del progetto, guidata dalla sociologa Patricia Kingori dell’Università di Oxford, si concentra sul rapporto fra tempo e potere. Kingori ha studiato come alcune donne che si trovano in condizioni di marginalizzazione sociale o sanitaria percepiscano gli istanti in modo diverso. Un esempio emblematico è quello delle donne brasiliane i cui figli sono affetti da problemi a lungo termine causati dalle zanzare, come il virus Zika: secondo il diritto internazionale, c’è solo una breve finestra temporale durante la quale tali individui possono presentare un reclamo contro lo Stato, «eppure, quando le persone hanno subito un trauma, spesso non sono in grado di radunare le risorse per fare le cose in tempo per rispettare questa scadenza, anche se possono anche avere la sensazione che il tempo abbia rallentato», ha affermato la sociologa.

Altro esempio rilevante è la pressione sociale che diverse donne subiscono riguardo al momento giusto per avere figli. Le aspettative culturali e biologiche creano una finestra temporale molto ristretta, che può far sentire fuori luogo chi non si conforma a tali parametri. Si tratta di una situazione in cui l’aspetto correlato al controllo delle proprie attività e del proprio corpo, sebbene spesso invisibile, rappresenta una forma di potere che può farci sentire inadatti.

L’obiettivo finale del progetto è individuare strategie utili a ridurre queste disuguaglianze temporali, portando a un miglioramento del benessere individuale e collettivo. Lo studio fornisce anche uno spunto interessante per considerare se, in futuro, potremmo riconoscere il diritto umano al tempo, un concetto apparentemente astratto ma che tocca profondamente la vita quotidiana.

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