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SCIENZA

Scoperta enorme nube molecolare vicino al nostro sistema solare: cos'è?

Un team di scienziati ha scoperto un'enorme nube cosmica, rimasta invisibile fino a oggi: una scoperta che riscrive ciò che sappiamo sulla formazione di stelle e pianeti

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Nube di molecole Fonte foto: Thomas Müller (HdA/MPIA) and Thavisha Dharmawardena (NYU)

Scoperta una nube cosmica dalla forma particolare, a mezzaluna, in grado di ospitare la nascita di nuove stelle e, potenzialmente, anche di nuovi pianeti. Si trova a circa 300 anni di luce dalla Terra ed è stata rinominata Eos (come la dea greca dell’aurora). Secondo gli scienziati, avrebbe la potenzialità per riscrivere ciò che sappiamo sui processi di formazione stellare. La sua scoperta ha però qualcosa di ancora più sorprendente: fino a oggi era completamente celata agli strumenti tradizionali utilizzati.

Una nube sconosciuta

Va da sé che non è possibile osservare lo spazio profondo in maniera chiara e oggettiva, proprio come faremmo sulla Terra. Per questo motivo l’enorme nube Eos, tanto vasta da coprire in cielo lo spazio occupato da 40 lune piene poste l’una di fianco all’altra, ci era del tutto sfuggita fino a oggi. Invisibile allo sguardo degli astronomi per tanto tempo. Come mai? Il motivo è legato alla composizione della nube.

Contiene infatti pochissimo monossido di carbonio, ovvero la molecola che viene generalmente usata per individuare le nubi molecolari nello spazio. Il monossido di carbonio emette una luce a lunghezze d’onda che possono essere rilevate facilmente dai radiotelescopi terrestri. Per scoprire Eos, invece, gli scienziati hanno dovuto usare una tecnica completamente diversa. Sotto la guida dell’astrofisica della Rutgers University, Blakesley Burkhart, si sono basati sulla fluorescenza dell’idrogeno molecolare.

Nuova scoperta e vecchi dati

Tutto ha avuto inizio con l’analisi di dati vecchi di 20 anni. Questi erano stati raccolti dal satellite coreano STSAT-1. che trasportava a bordo uno spettrografo nel lontano ultravioletto (FIMS). Nel corso dello studio, la dottoressa Burkhart ha notato una struttura anomala nelle mappe dell’idrogeno. Nello specifico in una regione dove si pensava non ci fosse nulla di particolarmente rilevante.

È dunque intervenuta l’astronoma Thavisha Dharmawardena, dell’Università di New York, che ha confermato i dati con le più recenti mappe tridimensionali della polvere interstellare (ottenute dal telescopio Gaia). Il risultato? La scoperta di Eos, delineata per la prima volta con precisione. Un’affascinante struttura rimasta nascosta solo per la nostra limitata capacità di osservazione.

Un nuovo telescopio

Non è di certo facile riuscire a scoprire nuovi dettagli sull’universo che ci ospita, senza poterlo esplorare liberamente come in un romanzo di fantascienza. Basti pensare all’idrogeno molecolare, che è la sostanza più abbondante nell’universo. Lo si può definire come il carburante chiave della formazione stellare. Purtroppo emette una luce in lunghezze d’onda che l’atmosfera terrestre assorbe. Ciò ne rende difficile l’osservazione dal nostro pianeta.

Per questo motivo gli astronomi hanno dovuto usare “proxy” come il monossido di carbonio, al fine di riuscire a stimare quanta materia fosse disponibile nelle nubi. Tutto cambia però con Eos. Stando alle stime basate sull’idrogeno, la nube avrebbe una massa pari a circa 3.400 volte quella del nostro Sole. Una stima ben superiore ai 20 Soli ipotizzati dal monossido di carbonio. Ciò significa che potremmo aver decisamente sottostimato la quantità di materia presente in molte altre nubi galattiche.

“È come se stessimo vedendo per la prima volta un serbatoio nascosto di idrogeno pronto a formare nuove stelle”, spiega la dottoressa Dharmawardena. Ed è solo l’inizio. La scoperta ha infatti ispirato un progetto molto ambizioso, che mira alla realizzazione di un nuovo telescopio spaziale. Sarà chiamato anch’esso Eos. Si mira a renderlo in grado di mappare direttamente l’idrogeno molecolare nella nostra galassia. Questo permetterebbe non solo di scoprire altre nubi “invisibili”, ma anche di capire meglio come nascono (e muoiono) stelle e pianeti.