TV E HOME ENTERTAINMENT

Perché gli attori italiani hanno denunciato Netflix

Dopo lo sciopero a Hollywood, ora si passa ai tribunali: la società italiana di collecting Artisti 7607 ha denunciato Netflix per il calcolo della ripartizione dei diritti d'autore

Pubblicato:

Lo avevano minacciato da anni, lo hanno annunciato a fine marzo 2023, adesso lo hanno fatto: i soci di Artisti 7607 hanno fatto causa contro Netflix per costringerla a rendere noti i dati di visualizzazione di ogni contenuti trasmesso, necessari ad una corretta ripartizione dei diritti d’autore di film e serie TV.

Artisti 7607 è una società di “collecting“, cioè di gestione collettiva dei diritti d’autore, fondata da Elio Germano, Neri Marcorè, Claudio Santamaria, Michele Riondino, Alberto Molinari e Carmen Giardina e, da circa otto anni, cerca ma non trova il dialogo con Netflix e le altre grandi piattaforme di streaming.

Perché Netflix è stata denunciata

La legge italiana sul diritto d’autore prevede che anche gli attori, oltre agli autori e tutti gli altri artisti che hanno compartecipato alla realizzazione di un film o una serie TV, abbiano diritto ad una percentuale dei profitti derivanti dall’opera, anche dalle visualizzazioni in streaming e la legge prevede che i compensi girati agli artisti siano “adeguati e proporzionati” ai ricavi.

Nel caso dello streaming, però, non ci sono i biglietti come al cinema, né rilevazioni ufficiali come lo share” dell’Auditel. Per capire quanto ha reso economicamente un film o una serie è fondamentale conteggiare le sue visualizzazioni, ma nessuna piattaforma di streaming comunica questi dati per ogni singolo contenuto.

Di conseguenza Netflix paga i diritti agli artisti senza un reale controllo sulle cifre dovute, cosa che ha portato Artisti 7607 a minacciare, e ora a fare, denuncia al tribunale.

Anche i musicisti sono in rivolta

Non sono solo gli attori a prendersela con le piattaforme di streaming, né sono solo artisti italiani: il fenomeno è globale come dimostra il lunghissimo sciopero messo in atto l’anno scorso da autori e attori di Hollywood.

Anche il mondo della musica è in subbuglio: Trent Reznor, leader e cantante dei Nine Inch Nails, ha criticato apertamente il sistema di spartizione delle royalties usato dalle piattaforme di streaming audio.

Prima di lui si erano ribellati altri artisti famosi, come Kanye West, Neil Young, Joni Mitchell in USA e Morgan e Salmo in Italia. Il potere dell’industria dello streaming, però, è così forte che alcuni (Neil Young e Joni Mitchell) dopo aver lasciato le piattaforme sono costretti a rientrarci perché oggi un artista o è disponibile in streaming o, sostanzialmente, non esiste.

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963