Le prime rocce tornate dal lato nascosto della Luna hanno rivelato qualcosa
Una missione cinese ha portato dei pezzi di Luna sulla Terra allo scopo di studiarli: gli scienziati stanno scoprendo novità sull'origine geologica del nostro satellite
Grazie a una missione spaziale cinese è stato possibile portare dei pezzi di Luna sulla Terra, provenienti dal suo lato a noi meno visibile.
Lo scopo dell’operazione consiste nello studiare in modo approfondito tali reperti: dalle loro analisi emergono già rivelazioni importanti sull’evoluzione della geologia del nostro satellite.
La missione che ha riportato pezzi di Luna sulla Terra
Le prime rocce prelevate dal lato nascosto della Luna, riportate sulla Terra grazie alla missione cinese Chang’e-6, hanno aperto una finestra su miliardi di anni di storia lunare. Questi campioni raccontano di un passato segnato da intense attività vulcaniche, rivelando nuovi dettagli sulla complessa evoluzione geologica del nostro satellite naturale.
Il Chang’e-6 è stato il primo veicolo spaziale a raccogliere campioni dal lato occultato della Luna, una regione da sempre avvolta da un alone di mistero. La missione, conclusa con il rientro sulla Terra di quasi due chilogrammi di suolo lunare lo scorso giugno, rappresenta un punto di svolta per la ricerca spaziale.
I primi studi scientifici sui campioni sono stati pubblicati il 15 novembre su riviste prestigiose come Science e Nature, grazie al lavoro di diversi team indipendenti di ricercatori cinesi. Tra i principali risultati, spicca l’individuazione di un’attività vulcanica che si estende per miliardi di anni, una scoperta che amplia la nostra comprensione del passato geologico della Luna.
I campioni prelevati provengono dal Bacino Polo Sud-Aitken, un’enorme depressione creata dall’impatto di un meteorite circa quattro miliardi di anni fa. Questo cratere, tra i più antichi e vasti del Sistema Solare, rappresenta una miniera d’informazioni per gli scienziati, poiché le rocce al suo interno raccontano una storia stratificata di eventi geologici. Non sorprende, dunque, che la polvere lunare raccolta da Chang’e-6 sia costituita da particelle di dimensioni variabili formatesi in epoche diverse. Questo fenomeno è il risultato di continui impatti di micrometeoriti e particelle solari ad alta energia, che hanno frammentato e rimescolato le rocce superficiali per miliardi di anni.
L’attività vulcanica sulla Luna
Un elemento chiave degli studi condotti è stato l’analisi degli isotopi presenti nei campioni. Grazie a tecniche avanzate, i ricercatori hanno identificato grani di polvere provenienti da antiche eruzioni laviche, databili a circa 2,83 miliardi di anni fa. Altri frammenti, ancora più antichi, risalgono a circa 4,2 miliardi di anni fa, confermando che l’attività vulcanica sulla Luna si è protratta per un periodo molto più lungo di quanto precedentemente ipotizzato. Questi risultati suggeriscono che il mantello lunare, la regione interna da cui il magma emergeva in superficie, abbia avuto una composizione chimica variabile nel tempo, influenzando le dinamiche delle eruzioni vulcaniche.
La scoperta è particolarmente significativa se si considera che il lato nascosto della Luna ha caratteristiche uniche rispetto al lato visibile. Questa regione è più antica e presenta una crosta più spessa, fattori che ne hanno influenzato la storia geologica. L’attività vulcanica prolungata documentata dai campioni prelevati rappresenta quindi una sorpresa e invita a rivedere le teorie sulla formazione e l’evoluzione della Luna.
Le analisi finora condotte sono solo l’inizio. Gli scienziati prevedono di approfondire ulteriormente lo studio dei campioni per comprendere meglio i processi che hanno modellato la superficie lunare e per ottenere nuove informazioni sulla composizione interna del satellite. Questi dati potrebbero avere implicazioni non solo per la conoscenza della Luna, ma anche per la comprensione di altri corpi celesti rocciosi nel Sistema Solare.
La missione Chang’e-6 non è solo una straordinaria impresa tecnica, ma anche un esempio del crescente ruolo della Cina nella ricerca spaziale. Dopo il successo di Chang’e-4, che nel 2019 ha compiuto il primo atterraggio morbido sul lato nascosto della Luna, questa nuova missione rappresenta un ulteriore passo avanti nella comprensione scientifica del nostro “vicino di casa” celeste.
Le scoperte emerse dai pezzi di Luna riportati sulla Terra ricordano quanto ancora ci sia da imparare sul nostro Sistema Solare. Ogni nuova missione e ogni nuovo dato contribuiscono a completare il mosaico di conoscenze sull’origine e l’evoluzione dei corpi celesti, portandoci sempre più vicini a rispondere alle grandi domande sull’universo e il nostro posto al suo interno.