SCIENZA

Dal "confine dell'universo" nuove scoperte: il telescopio di Manciano osserva un quasar mai visto

Quasar mai visto prima in Italia scoperto osservando il cielo di Manciano, località in provincia di Grosseto. Impresa astronomica possibile grazie all'assenza d'inquinamento luminoso

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Fonte: 123RF

Nel cielo notturno di Manciano, in provincia di Grosseto, è stato raggiunto un traguardo eccezionale nel campo dell’astronomia.

Un telescopio di dimensioni inferiori a due metri di diametro ha immortalato un quasar mai visto prima in Italia, estremamente distante, collocato ai confini dell’universo osservabile.

La scoperta di un nuovo quasar

La recente scoperta di un quasar mai visto prima in Italia è stata portata avanti dal Virtual Telescope Project, un’iniziativa guidata dall’astrofisico Gianluca Masi. L’idea alla base è di sfruttare le potenzialità del cielo straordinariamente limpido e privo d’inquinamento luminoso di Manciano, una caratteristica rara che permette osservazioni di qualità, difficilmente raggiungibile in altri luoghi d’Italia.

Il telescopio ha catturato l’immagine di un quasar noto come Pso J006.1240+39.2219, situato nella costellazione di Andromeda. Si tratta di un nucleo galattico attivo che contiene un buco nero supermassiccio in fase di accrescimento. Ciò che rende straordinario tale risultato è la distanza dell’oggetto cosmico: la luce del quasar ha impiegato circa 12,9 miliardi di anni per raggiungere la Terra, provenendo da una fase iniziale dell’universo, quando aveva solo 800 milioni di anni, rispetto ai 13,7 miliardi di anni stimati per l’età attuale del cosmo.

L’osservazione del quasar non solo ha richiesto tecnologia di altissimo livello, ma anche condizioni atmosferiche perfette, che hanno permesso di spingere lo sguardo umano verso un passato remoto. L’individuazione ha segnato, così, un primato nel campo astronomico, poiché mai prima d’ora un telescopio con un diametro inferiore a 180 centimetri era riuscito a spingersi a una simile distanza nello spazio e nel tempo.

Il raggiungimento del risultato è stato possibile grazie alla configurazione avanzata di un telescopio progettato per massimizzare la resa ottica e grazie alle condizioni particolari di Manciano, dove l’assenza di fonti luminose artificiali contribuisce a rendere il cielo tra i più adatti per le osservazioni astronomiche in tutta la penisola. In effetti, l’amministrazione comunale e altri enti collaborano con il Virtual Telescope Project proprio al fine di preservare l’integrità del cielo di Manciano, un vero tesoro ambientale e scientifico.

Lo studio dell’evoluzione dell’universo

La scoperta di questo quasar, visibile principalmente nell’infrarosso a causa della sua distanza, offre agli astronomi una preziosa opportunità per studiare le prime fasi evolutive dell’universo. Oggetti celesti come quello in questione sono lontanissimi, deboli e sfuggenti: il fatto che siano osservabili solo nell’infrarosso rende la loro individuazione particolarmente ardua, poiché servono tecniche di osservazione specifiche e una strumentazione in grado di captare segnali tenui, provenienti da distanze inimmaginabili.

Tuttavia, grazie al telescopio impiegato dal team di Masi e alle straordinarie condizioni atmosferiche di Manciano, il Virtual Telescope Project è riuscito a immortalare il quasar ai confini dell’universo conosciuto.

L’impresa pone l’accento sull’importanza di preservare le aree con cieli ancora incontaminati dall’inquinamento luminoso, un problema che limita fortemente la visibilità degli oggetti celesti e, di conseguenza, la possibilità di fare scoperte come quella del quasar di Andromeda. Un cielo scuro e limpido come quello di Manciano, invece, permette di raggiungere profondità cosmiche che altrimenti rimarrebbero inesplorabili, consentendo a strumenti apparentemente piccoli di superare i propri limiti e di rivelare dettagli del cosmo primordiale. Gianluca Masi ha sottolineato che una simile impresa sarebbe stata impensabile con una strumentazione tradizionale in un luogo esposto, ad esempio, alle luci delle aree urbane.

Il risultato ottenuto a Manciano rappresenta anche un riconoscimento della qualità del Virtual Telescope Project, che da anni s’impegna per portare l’astronomia al grande pubblico e per condurre ricerche di punta anche con risorse tecnologiche relativamente limitate.

La scoperta del quasar ai margini dell’universo conosciuto testimonia come, con il supporto di condizioni ambientali ideali, anche un piccolo telescopio possa raggiungere distanze celesti straordinarie.

Manciano, grazie alle sue caratteristiche uniche, si conferma un sito di primaria importanza per l’astronomia, offrendo uno sguardo verso l’infinito che rivela nuovi misteri del cosmo, dunque testimoniando l’importanza di preservare i cieli notturni per le generazioni future.

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