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SCIENZA

Hubble rivela i segreti di un quasar: scoperte misteriose strutture vicino a un buco nero supermassiccio

Un'immagina ravvicinata di un quasar, storica, è al centro di una ricerca che potrà dare risposta a molti misteri

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Quasar Fonte foto: NASA, ESA, Bin Ren (Université Côte d’Azur/CNRS); Acknowledgment: John Bahcall (IAS); Image Processing: Joseph DePasquale (STScI)

Un team di astronomi ha completato un esperimento che non ha precedenti. Sfruttando al meglio le possibilità del telescopio Hubble, è stato osservato il quasar 3C 273 a distanza ravvicinata. Ciò ha portato a identificare diverse strutture nei pressi del buco nero centrale. Di fatto potrebbero essere state individuate delle piccole galassie satellite. Grazie a questo lavoro, oggi abbiamo molte più conoscenze sui quasar.

Cos’è un quasar

Con il termine quasar si fa riferimento a una sorgente radio quasi stellare, scoperta negli anni ’50. Al tempo sono stati classificati come oggetti d’origine fisica sconosciuta, in grado di emettere radiazioni. Somigliavano però a delle stelle, dato l’aspetto puntiforme.

Oggi, grazie anche al lavoro con il telescopio Hubble, sappiamo che si tratta in realtà di nuclei galattici attivi. La presenza di buchi neri super massicci, che sono circondati da un disco di accrescimento colmo di gas caldissimo, genera una brillantezza molto intensa.

È tra gli oggetti più luminosi dell’universo. Per capire di che grado stiamo parlando, se un quasar fosse a pochi anni luce da noi, sarebbe ben più brillante del Sole. Un aspetto che complica il lavoro degli astronomi.

Quasar 3C 273, l’esperimento

Il quasar 3C 273 è il cuore di una galassia ellittica nella costellazione della Vergine. Oggi ne abbiamo un’immagine ravvicinata, grazie a Hubble, e l’ambiente intorno è colmo di elementi da scoprire.

Bin Ren, dell’Observatoire de la Côte d’Azur e dell’Université Côte d’Azur di Nizza, ha spiegato come ci siano svariati blob di differenti dimensioni. Spazio poi per una struttura filamentare misteriosa a forma ‘L’. Il tutto nel raggio di sedicimila anni luce da un buco nero.

Si ha la netta sensazione, non ancora confermata, che alcuni di questi oggetti siano in realtà delle piccole galassie satellite, come detto. Qualcosa che lentamente va precipitando nel buco nero, il che vuol dire andare ad alimentare il quasar.

Quest’ultimo, infatti, è per natura alimentato dalle collisioni con altre galassie. Qualcosa che il mondo scientifico sa da tempo. Questi oggetti erano molto più abbondanti dopo il Big Bang, con gli scontri tra galassie che risultavano una “normalità”, in termini di frequenza.

La grande novità, oggi, è data dalla scala molto più piccola su cui queste interazioni possono essere osservate. Il team di astronomi al lavoro ha sfruttato lo Stis, ovvero lo Space Telescope Imaging Spectrograph, che è a bordo di Hubble. Può essere adoperato come un coronografo, che è uno strumento che blocca la luce prodotta dal quasar. Ciò offre un’opportunità cruciale agli scienziati per poter studiare attentamente la regione nei paraggi.

Il team di Bin Ren ha investigato il getto di materia prodotto dal quasar, che si espande per più di trecentomila anni luce. Grazie al confronto dei dati odierni, con quelli risalenti a più di vent’anni fa, ci si è resi conto di come si muova con maggior velocità nell’area più distante dal quasar. Hubble ci consente oggi di ricostruirne la morfologia e le interazioni con le altre galassie. Il tutto con grandi dettagli mai raggiunti prima.

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