Osservando le rane è emerso qualcosa di preoccupante, brutto segno per l'ambiente
Le rane stanno scomparendo a causa di siccità, ondate di calore e inquinamento: Il loro declino è un brutto segno per la salute del nostro pianeta.
Gli anfibi, in particolare le rane, sono da tempo riconosciuti come sentinelle cruciali della salute ambientale. La loro pelle permeabile e il ciclo vitale che li lega sia agli ambienti acquatici che a quelli terrestri li rendono straordinariamente sensibili anche alle minime alterazioni ecologiche. Una peculiare biologia, che ci porta a una conclusione: la loro prosperità riflette direttamente lo stato di salute generale dell’ecosistema circostante. Per tale ragione il loro preoccupante declino globale, osservato in località di tutto il mondo fin dagli anni ’80, rappresenta una seria minaccia alla biodiversità.
L’impatto degli eventi climatici estremi sugli anfibi
Attualmente si stima che oltre il 40% delle specie di anfibi sia a rischio di estinzione, rendendoli di fatto la classe di vertebrati più minacciata a livello globale. Minaccia che proviene in primo luogo dall’aumento degli eventi climatici estremi, come spiega uno studio condotto dalla Goethe University, pubblicato a giugno 2025.
I ricercatori hanno stabilito un collegamento diretto tra l’incremento di ondate di calore e siccità e il deterioramento dello stato di conservazione degli anfibi a livello globale. Gli anfibi hanno bisogno di zone umide temporanee per la riproduzione e ciò li rende estremamente vulnerabili: la siccità e gli sbalzi di temperatura possono prosciugare prematuramente questi siti per loro essenziali, causando la morte di girini e uova. Come se non bastasse, le ondate di calore possono anche portare alla disidratazione e al surriscaldamento degli esemplari adulti, mentre cambiamenti improvvisi di temperatura in primavera possono esporre le uova a gelate letali.
Questa vulnerabilità è particolarmente evidente in Europa, dove la siccità colpisce soprattutto le salamandre, o ancora nel Rio delle Amazzoni e in Madagascar, dove le ondate di calore mettono a rischio le popolazioni di rane. La combinazione di pelle permeabile e la necessità di habitat acquatici e terrestri rende gli anfibi estremamente suscettibili agli impatti dei cambiamenti climatici, molto più di altri gruppi di animali.
Non solo clima
Ma non è tutto qui. Il clima rappresenta solo una parte del problema, un fattore di stress che si aggiunge a minacce preesistenti che affliggono ormai da tempo queste specie.
La distruzione e la frammentazione degli habitat, l’inquinamento (inclusi pesticidi ed erbicidi che possono causare malformazioni o alterazioni ormonali) e le malattie, come la chytridiomycosis, sono fattori di grave rischio e la loro interazione crea un effetto sinergico, dove il danno complessivo è maggiore della somma delle singole parti.
Tanto per fare un esempio semplice, le variazioni imprevedibili della temperatura possono indebolire il sistema immunitario delle rane, rendendole più suscettibili a malattie fungine letali. Così si crea un circolo vizioso che accelera il declino, rendendo la conservazione una sfida davvero complessa.
Le conseguenze per l’ecosistema
La scomparsa degli anfibi non è solo una perdita di biodiversità, ma ha implicazioni a cascata per l’intero ecosistema. Gli anfibi svolgono un ruolo vitale come predatori e prede, trasferendo energia all’interno delle reti alimentari e controllando le popolazioni di insetti che possono danneggiare raccolti o trasmettere malattie. La perdita di questi esemplari può portare a un aumento degli insetti e a squilibri nelle catene alimentari, influenzando altre specie e potenzialmente anche la salute umana e l’agricoltura.
È comprensibile l’urgenza di un’azione immediata, con strategie di conservazione mirate e approcci pratici che possono fare la differenza: la creazione di piccole aree protette, il miglioramento delle zone umide e la fornitura di rifugi umidi possono offrire agli anfibi un riparo durante i periodi di siccità, migliorandone le condizioni di vita. E ancora, una diversa gestione dell’acqua mediante tecniche di ingegneria idrologica o sistemi di irrigazione artificiale può aiutare a mantenere livelli critici nei siti di riproduzione.
E noi, cosa possiamo fare? Individualmente abbiamo la nostra piccola responsabilità. Basterebbe evitare l’uso di prodotti chimici, erbicidi e pesticidi nei giardini e piantare specie native, così da contribuire a proteggere gli habitat degli anfibi.