SCIENZA

Riciclare i rifiuti su Marte: il segreto per produrre carburante

Un sistema in via di approvazione permette di produrre carburante dall'urina degli astronauti, che verrebbe anche disintossicata per essere riutilizzata

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Fonte: ESA

In campo astrofisico le idee viaggiano molto velocemente, spesso usando tecnologie che ancora non sono state inventate. L’esplorazione dello spazio è sicuramente uno degli argomenti di ricerca più interessanti, ma lo è anche la sua conquista: riportare l’uomo sulla Luna e poi portarlo su Marte sono due degli obiettivi della NASA e di tutte le altre agenzie spaziali.

Certo ci sono alcuni problemi: è possibile per un uomo mettere piede sul Pianeta Rosso? Il viaggio è troppo lungo? Come farebbe a sopravvivere una volta atterrato? E, soprattutto, riuscirebbe a ripartire? Ad alcune di queste domande non c’è risposta, ma all’ultima (forse) sì.

L’esplorazione di Marte

In questo momento il pianeta a noi più vicino è anche quello più “facile” da esplorare e visitare. Sul terreno ci sono già moltissimi rover delle varie agenzie spaziali terrestri, che studiano l’atmosfera del Pianeta Rosso, la possibilità di acqua liquida – e quindi di vita – su Marte, in tempi remotissimi.

L’esplorazione del pianeta è iniziata negli anni Sessanta, con i primi lanci di rover e satelliti. Non tutte le missioni sono state un successo: più della metà sono fallite. Con costi, tra l’altro, esorbitanti.

Secondo gli esperti, un viaggio umano verso Marte durerebbe tra i due e i tre anni, e sarebbe estremamente pericoloso perché esposto alle radiazioni libere emesse dal nostro Sole: per questo l’eventuale navicella dovrebbe possedere scudi e schermi di altissima generazione.

Intanto, molti dati e informazioni sulla sopravvivenza dell’uomo nello spazio, e poi eventualmente su Marte, sono stati raccolti dalla Stazione Spaziale Internazionale, dove negli anni sono stati condotti esperimenti e test.

L’uomo sul Pianeta Rosso

Il problema maggiore della sopravvivenza su Marte sarebbe la produzione, la gestione e la conservazione delle risorse, quelle disponibili sul pianeta e quelle portate dalla Terra. Il carburante per tornare a casa è uno dei problemi principali, ne servirebbe moltissimo per il viaggio di andata e ritorno, e non ci sono astronavi in grado di trasportarne così tanto – anche se stiamo facendo passi da gigante su questo.

Per risolvere questo problema un team del centro tecnologico spagnolo Tekniker sta lavorando a un sistema che usa la luce del Sole per produrre carburante dalle acque reflue degli astronauti – insomma, dall’urina. “Puntiamo a realizzare il primo reattore per produrre propellente spaziale su Marte usando l’aria del pianeta, che fatta al 95% di anidride carbonica” spiega Borja Pozo, che lavora a Tekniker. “Il reattore sarà alimentato dalla luce del Sole, e l’urina degli astronauti sarà usata per aiutare nella produzione del carburante”.

Questo sistema ‘fotoelettrochimico’ si basa su materiali catalitici ad alta efficienza per produrre idrocarburi, come il metano e il monossido di carbonio, o alcoli dalla combinazione di CO2 atmosferica e urina degli astronauti. Un altro dei risultati del processo è legato all’acqua, che verrà disintossicata e di conseguenza riciclata.

Il gruppo Tekniker lavora insieme all’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea: se uno strumento del genere dovesse funzionare, potrebbe essere usato per diverse missioni spaziali di lunga durata, che hanno bisogno di avere più carburante possibile. Inoltre potrebbe alimentare alcuni centri di ricerca in luoghi remoti o addirittura aiutare a risolvere il problema della decarbonizzazione dell’atmosfera.

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