SCIENZA

Una scoperta sorprendente è stata fatta dal ritrovamento di antichi scheletri di elefanti

I fossili di alcuni antichissimi elefanti documentano il primo caso noto di macellazione: è una lavorazione più antica di quanto si pensasse

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È merito di antichissimi fossili, che in passato non sembravano essere particolarmente rilevanti, se oggi abbiamo un’idea più precisa dell’esordio e dell’evoluzione di alcune prassi divenute fondamentali nel corso della storia umana. Di recente, per esempio, alcuni scheletri di elefanti risalenti alla preistoria hanno rivelato che la macellazione è una lavorazione ancora più antica di quanto si credesse.

La cosa più interessante, secondo gli studiosi, è il fatto che i nostri antenati usavano già strumenti specifici e avevano anche una sorta di “scaletta” che seguivano accuratamente per conservare i resti e poi nutrirsene: tutto ciò dimostra che i progressi degli esseri umani sono stati persino più veloci di quanto ipotizzato fino ad adesso.

La scoperta dei fossili e il riesame

Come spiega lo studio pubblicato sul sito web ufficiale del Florida Museum of Natural History, un team di ricercatori si stava occupando di studiare una serie di scheletri e di ossa che appartengono a un genere estinto di elefanti, chiamato Palaeoloxodon. Si tratta di scheletri rinvenuti oltre vent’anni fa, nel 2000, nella città di Pampore e che erano stati in qualche modo presi sotto gamba.

Sul momento, infatti, le ossa erano state archiviate dopo un primo studio approssimativo che stabiliva che non fosse possibile stabilirne l’identità né tanto meno le cause della morte. Negli ultimi anni, invece, proprio gli scienziati del Florida Museum of Natural History sono riusciti a capire che si trattava di membri degli elephantidae e che dovevano pesare il doppio degli elefanti africani odierni.

Le ossa di Palaeoloxodon, risalenti al tardo Pleistocene medio (tra 300 e 400 mila anni fa) sono state ritenute subito importantissime per la loro rarità, perché nel mondo ne è stato rinvenuto solo un altro set, ma proprio nell’ultimo anno sono stati svolti degli studi che ne raddoppiano l’interesse scientifico, perché come abbiamo accennato le collegano alla pratica della macellazione.

La macellazione nella preistoria

A scoprire il collegamento fra le ossa degli antichi elefanti e questo particolare processo di abbattimento è stata la squadra del professor Advait Jukar, curatore di Paleontologia dei Vertebrati. Durante le analisi, gli scienziati si sono accorti che alcuni fossili presentavano dei segni particolari e che, in più, alcuni resti erano a conti fatti delle scaglie: ciò significa che gli esseri umani colpivano le ossa per estrarne il midollo, consumarlo e trarne energia.

Ma non solo. Le ossa di Palaeoloxodon dimostrano anche che sebbene gli esseri umani del tardo Pleistocene non fossero i diretti responsabili della morte degli elefanti (i resti appartengono almeno a tre animali), sapevano perfettamente come fruire della carcassa.

Sempre i segni sulle ossa e alcuni strumenti rivenuti nella città di Pampore dimostrano infatti che pelle e tessuti siano stati accuratamente separati. Parlando di grandi quantità e non potendo dunque essere consumati tutti insieme, pelle e tessuti venivano macellati e conservati, anche se non sono ancora chiare le modalità.

Le abitudini umane

Le ossa rivelano anche qualcos’altro. Come abbiamo detto, gli esseri umani non sono stati i diretti responsabili della morte degli elefanti, perché non sono stati rinvenuti segni di lance o di strumenti da caccia. Potrebbero, però, aver approfittato della debolezza degli esemplari e averli in qualche modo monitorati, attendendo la loro morte, per assicurarsi che la carne non andasse a male. Tutte queste informazioni sono importanti, perché implicano ragionamenti lungimiranti.

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