SCIENZA

Scoperta in Marocco una nuova specie mai vista: ha più di 66 milioni di anni

Tracce di un pesce molto particolare sono state trovate nelle acque del Marocco: la loro presenza cambia molto di ciò che sapevamo sulla classe degli Actinopterygii

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Esiste un modo in cui passato e presente possono incrociarsi, intersecarsi e influenzarsi? Certo che sì, ma non è fantascientifico come si potrebbe immaginare. A coniugare i momenti più antichi del nostro pianeta a contemporanei ci pensa l’archeologia, con i suoi ritrovamenti. Un esempio? Il fossile di una nuova specie mai vista in Marocco, ritrovato di recente.

Il reperto ha ben 66 milioni di anni, eppure la sua presenza in Africa incide profondamente sul presente cambiando le convinzioni sulla diffusione di una specifica specie (per altro molto apprezzata) nel mondo.

Il fossile e la nuova specie mai vista

A scoprire il fossile è stato il professor David Martill, scienziato, ricercatore, paleontologo e docente all’Università di Portsmouth. Martill si trovava in Marocco non per motivi di studio, ma semplicemente per una vacanza, durante la quale ha deciso di visitare alcuni dei più noti siti archeologici del Paese. Proprio nel corso di una delle sue gite è avvenuta l’incredibile scoperta archeologica: Martill si è trovato davanti a un pezzo di roccia con delle placche ossee che già a un primo sguardo gli è e sembrato anomalo.

«Il fossile era lì, insieme a molti altri in realtà – ha rivelato Martill – ma guardandolo continuavo a pensare che fosse differente. Le placche, i resti ossificati sembravano raccontare una storia diversa rispetto a quella delle restante documentazione archeologica». Così, Martill ha deciso di occuparsi del reperto e, nel giro di pochissimo tempo, ha scoperto di averci visto giusto.

Un antichissimo storione

Condurre un’analisi approfondita è stato complicato perché, come lo stesso Martill scrive nel suo studio (poi pubblicato sulla rivista scientifica Cretaceous Research) il fossile era diverso dagli altri su più livelli, compreso quello biostratinomico. In più, nonostante la variegata fauna ittiologica marocchina, il reperto sembrava non corrispondere a nulla di conosciuto nelle acque del Marocco. L’unica cosa chiara, in base alle analisi chimiche, era che il fossile aveva più di 66 milioni di anni.

Così, ecco l’idea: provare a fare un ulteriore step e confrontare quanto trovato con reperti archeologici simili ma appartenenti ad altre parti del mondo. La strategia si è rivelata vincente e ha portato a una conclusione incredibile: i resti appartengono a uno storione, un pesce che, finora, si pensava non fosse mai apparso in Africa perché si riteneva potesse vivere solo nelle acque più fresche dell’emisfero settentrionale.

Il ritrovamento e le conseguenze

«È stata una scoperta sorprendente – ha dichiarato Martill – perché finora resti simili sono stati localizzati in Nord America, Europa e Asia, ma mai in Sud America, Australia, Africa o India, che sono le masse terrestri che costituivano il Gondwana, un supercontinente che esisteva circa 336 milioni di anni fa e ha iniziato a disgregarsi circa 150 milioni di anni fa. Ciò cambia non solo il modo in cui è cambiata la classe degli Actinopterygii [la classe degli storioni ndr], ma anche come la disgregazione del supercontinente abbia influito sull’ecosistema marino».

Finora, il più antico esemplare di storione era quello ritrovato sulla Jurassic Coast del Dorset, ma ora cambia tutto. Secondo Martill, infatti, «questa nuova specie marocchina complica persino l’origine di questo importante gruppo di pesci. E ci porterà a nuove indagini che, ancora una volta, potrebbero ribaltare quanto sappiamo sull’evoluzione».

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