SCIENZA

Scoperti nuovi fossili risalenti all'era glaciale, potrebbero essere di una sorgente termale

Una scoperta rivoluzionaria fornisce una nuova prospettiva sulla sopravvivenza delle specie durante l'antichità: un'oasi termale offriva rifugio a piante e animali nell'era glaciale

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Nonostante l’uomo abbia fatto passi da gigante nell’approfondimento e nello studio di tutte le fasi storiche più primitive, rimangono ancora moltissimi quesiti irrisolti. Molti di questi quesiti, in particolare, sono relativi all’era glaciale, un periodo geologico che iniziò circa 2,6 milioni di anni fa e terminò circa 11.700 anni fa e che portò con sé delle variazioni globali non indifferenti, prime fra tutte quelle climatiche.

Queste variazioni, fra le altre cose, hanno influenzato la composizione atmosferica e hanno contribuito a modificare la configurazione dei continenti. La parte più interessante, però, riguarda l’adattamento di esseri umani, piante e animali, che hanno dovuto necessariamente rispondere alle temperature sempre più rigide. Se però le strategie umane sono documentate, meno note sono quelle animali. O, almeno, lo erano fino a oggi, perché la scoperta di una particolarissima oasi termale è riuscita a fornire una panoramica molto più chiara.

I fossili e la scoperta

Com’è possibile leggere sull’articolo scientifico pubblicato su OBRS e poi riportato da Scientific American, un team di ricercatori del Czech Geological Survey è stato impegnato, negli ultimi anni, in una serie di ricerche mirate proprio a comprendere in che modo alcune specie siano riuscite a superare l’era glaciale. Capitanati dal geoarcheologo Jan Hošek, autore principale dello studio realizzato, gli studiosi sono partiti da ipotesi già precedentemente formulate da botanici ed esperti, che sostenevano che la vegetazione abbia avuto un ruolo di spicco.

Intatti, i biologi dibattono da decenni sull’esistenza di quelli che possono essere definiti rifugi glaciali o “tree spa“, che altro non erano che aree con ampie macchie di vegetazione arborea in grado di mantenere un clima temperato, propizio per dare riparo e ristoro a molti animali. Nonostante le ipotesi, però, finora non si conosceva alcuna ubicazione precisa dei rifugi né si poteva avere un’idea di quale fosse il loro impatto reale. Finora, appunto, perché grazie agli studi di Hošek e del suo team sono stati rinvenuti dei fossili che confermano l’idea di partenza.

L’oasi termale dell’era glaciale

I fossili si trovano in un’area della Repubblica Ceca e, secondo Hošek e i suoi ricercatori, sono la dimostrazione che quando gran parte dell’Europa era coperta dal ghiaccio quella specifica area era ancora verde, con alberi che svettavano l’uno accanto all’altro. I campioni raccolti comprendono frammenti fossilizzati di foglie, legno e pollini di specie arboree tipiche dei climi temperati, tra cui querce , tigli e frassini.

Fino ad adesso, si pensava che tali alberi fossero sopravvissuti alla fase finale dell’ultima era glaciale solo nel bacino mediterraneo, relativamente caldo durante l’era glaciale. Invece, la datazione al radiocarbonio mostra che molti dei fossili appena scoperti risalgono a un periodo compreso tra 26.000 e 19.000 anni fa, periodo che corrisponde al massimo glaciale. In più, i ricercatori hanno trovato anche segni di attività idrotermale nella zona esaminata. Tutto ciò suggerisce che il calore geotermico ha raggiunto le radici degli alberi per mezzo dell’acqua delle sorgenti termali e probabilmente ha mantenuto in vita quegli alberi per migliaia di anni in una sacca isolata di calore.

Un porto sicuro nel panorama gelido

Secondo queste ultime scoperte, la risultante “oasi termale” potrebbe aver coperto un’area grande circa 50 chilometri quadrati, dove gli alberi prosperavano. Riguardo alla sopravvivenza degli animali, non era garantita quella di specie di grandi dimensioni, ma gli scienziati sono certi che l’area ospitasse quelli più piccini.

Non ci sono prove concrete perché, come dice Hošek nel suo studio, «purtroppo i resti scheletrici si conservano molto raramente in questo tipo di sedimenti». La scoperta resta comunque importantissima, e dovrebbe stimolare ulteriori ricerche di tali oasi nella speranza di approfondire ulteriormente la conoscenza di un periodo così lontano.

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