Lo chiamano "Skyglow": ecco cosa sta "spegnendo" il cielo
Uno studio ha analizzato un fenomeno preoccupante e in continua crescita che sta "spegnendo" il cielo, cambiando la nostra visione delle stelle.
C’è un fenomeno che sta letteralmente "spegnendo" il cielo e che, in poco tempo, comporterà un grande cambiamento nella nostra visione di esso. Non c’è niente di più affascinante di rivolgere lo sguardo all’insù e ammirare la volta celeste con le sue stelle brillanti e i corpi celesti, che si combinano magicamente creando immagini uniche. Eppure tutto questo è destinato a scomparire, stando a uno degli ultimi studi pubblicati su Science Advances: il cosiddetto skyglow ha già influito irrimediabilmente sul numero di stelle che siamo in grado di vedere a occhio nudo.
Cos’è lo skyglow che sta "spegnendo" il cielo
A tutti sarà capitato di ammirare le immagini scattate dallo spazio al nostro Pianeta, con quella distesa di luci che fa sembrare le città come dei preziosi gioielli ricoperti da un bagliore. Ebbene, per quanto affascinante sia non si tratta affatto di un buon segno. Il termine skyglow definisce proprio questo fenomeno, ovvero il bagliore che illumina il cielo notturno o parti di esso e che principalmente è determinato dall’inquinamento luminoso, dunque dalle luci artificiali.
Tale bagliore si può osservare a chilometri di distanza in ogni parte del globo, con una maggiore incidenza nella aree più popolate e quindi in corrispondenza delle città più grandi. Lo skyglow fa sì che queste zone vengano come avvolte da una sorta di cupola luminosa che a tutti gli effetti muta artificialmente la luminosità naturale del cielo notturno, cambiando drasticamente la percezione che abbiamo di esso.
Ecco perché il numero di stelle che le persone possono ammirare ad occhio nudo si è ridotto drasticamente nell’ultimo decennio. E, secondo l’ultimo studio pubblicato su Science Advances, questo fenomeno è destinato a peggiorare.
Le conseguenze dell’inquinamento luminoso
Come ha spiegato alla BBC il dottor Christopher Kyba, scienziato del German Research Center for Geosciences di Potsdam, "La nostra visione delle stelle sta scomparendo". Dopo una massiccia raccolta di dati provenienti sia da esperti che da astronomi dilettanti e comuni cittadini che si sono lasciati coinvolgere in prima persona nel progetto Globe at Night, condividendo scatti che immortalano il cielo notturno, la conclusione è stata piuttosto chiara: nel giro di 12 anni la visibilità delle stelle è cambiata e lo skyglow – ovvero il bagliore artificiale – è aumentato di anno in anno di quasi il 10%.
Le conseguenze dell’inquinamento luminoso sono evidenti e destinate a peggiorare: gli scienziati stimano che nel giro di 18 anni un bimbo nato in un’area con 250 stelle visibili con molta probabilità arriverà a vederne soltanto 100. "Ci sono così tanti tipi di illuminazione – lampioni, luci decorative, cartelli pubblicitari. Quindi, con tutte queste cose combinate – e forse più illuminazione in generale – [stiamo, ndr] peggiorando la luminosità del cielo", ha affermato il dottor Kyba.
Ma c’è anche di più perché, come riporta lo studio, a peggiorare la situazione sarebbe il massiccio e sempre crescente utilizzo di luci al LED. L’Agenzia Spaziale Europea lo ha definito il "paradosso dell’illuminazione": "Mentre la rivoluzione dell’illuminazione a LED prometteva di ridurre il consumo energetico e migliorare la visione notturna, nel complesso [l’inquinamento luminoso è, ndr] aumentato. Paradossalmente più economica e migliore è l’illuminazione, maggiore la dipendenza della società dalla luce".
Le conseguenze dell’aumento dell’inquinamento luminoso e del cosiddetto skyglow, però, non finiscono qui. A risentirne non è soltanto la visione del cielo notturno e delle stelle, ma anche il nostro ritmo del sonno – quindi influisce sulla salute – e persino il ciclo vitale delle specie animali notturne, specialmente degli insetti.
"L’inquinamento luminoso è energia sprecata", ha detto il dottor Kyba. Una frase da cui dovremmo prender le mosse per avviare una seria riflessione e cercare di rimediare, prima che sia troppo tardi.