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SPID addio? Cosa vuole fare il Governo

Milioni di SPID già rilasciati non bastano a convincere Alessio Butti: ecco cosa vuole fare il nuovo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all'Innovazione Tecnologica

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Non bastano 33 milioni di identità digitali già rilasciate ad altrettanti cittadini: il cielo sopra lo SPID è ormai denso di nubi. Il motivo è semplice: il nuovo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’Innovazione Tecnologica, Alessio Butti, ha dichiarato pubblicamente che “Dobbiamo cominciare a spegnere lo Spid“.

Butti non è nuovo a giudizi del genere: da sempre non è un grande fan del Sistema Pubblico di identità Digitale che, a suo dire, non sarebbe nemmeno così pubblico. Adesso, però, Butti è seduto su una delle sedie che contano di più quando si parla di digitalizzazione del Paese.

SPID: cosa dice Butti

Il sottosegretario Butti è stato molto chiaro e le sue parole non lasciano adito ad alcuna interpretazione: “Dobbiamo cominciare a spegnere lo Spid e a promuovere la carta d’ identità elettronica come unica identità digitale”. Secondo Butti, infatti, lo SPID “non ha fatto breccia tra gli anziani”, cosa che ha poi costretto la politica a ripiegare sullo “SPID con delega“.

L’alternativa è la CIE, la Carta d’Identità Elettronica che, secondo il sottosegretario, è una soluzione superiore e più efficace per identificare il cittadino nel mondo digitale, quando vuole accedere a servizi della Pubblica Amministrazione online.

L’avversione di Butti allo SPID non è affatto nuova: a metà febbraio 2020, quando ancora nessuno poteva immaginare cosa sarebbe successo nel giro di pochissime settimane con la pandemia e il conseguente lock down, Butti in Parlamento fece un intervento dello stesso tenore, nel quale lamentava due cose.

La prima è che gran parte del sistema SPID è gestito, in concessione, dai privati mentre la CIE è gestita direttamente dai Comuni e dal Ministero dell’Interno. La seconda è che in pochissimi cittadini (all’epoca) avevano aderito al sistema di identità digitale pubblica.

SPID Vs CIE: le differenze

SPID sta per Sistema Pubblico di Identità Digitale ed è diventato obbligatorio con il Decreto Semplificazioni del 2020. Ci sono tre tipologie di SPID:

  • Spid ad uso personale
  • Spid ad uso professionale della persona fisica
  • Spid ad uso professionale della persona giuridica

Il primo SPID è quello che normalmente tutti usano per accedere ai servizi online della PA, ad esempio quelli dell’Anagrafe Residenti, il secondo è quello obbligatorio per avvocati, ingegneri, medici e ogni altra professione regolamentata dallo Stato, il terzo è usato principalmente dalle imprese.

Ognuno di questi tre tipi di SPID ha un diverso livello di sicurezza, man mano più alta, con il terzo livello che è il più sicuro di tutti perché prevede l’uso di una chiavetta fisica, che va utilizzata per accedere ai servizi online.

Lo SPID viene rilasciato, a pagamento, dai cosiddetti “Gestori di Identità Digitale“: aziende private che si occupano di gestire la raccolta dei dati identificativi dell’utente e il loro interscambio con la Pubblica Amministrazione ogni volta che il cittadino richiede di identificarsi per accedere ai servizi online. Il costo dello SPID varia da un gestore all’altro e, ad oggi, si contano circa 33 milioni di SPID attivi.

Una volta ottenuto lo SPID, quello che il cittadino ha in mano è una coppia di dati (nome utente e password) per l’identificazione. Basterà ricordare quelli per dimenticare decine di password: tutti i siti dove è presente “Entra con SPID” saranno accessibili con quella coppia di dati.

La Carta d’Identità Elettronica, invece, è differente: è la versione digitale della classica carta d’identità cartacea. Va richiesta direttamente al Comune di residenza, ufficio Anagrafe, ma viene poi fisicamente prodotta dal Ministero dell’Interno e spedita a casa del cittadino utente. La CIE costa 22,20 euro e, ad oggi, si contano circa 30 milioni di CIE emesse.

Una volta ottenuta la CIE, per usarla online è necessario avere uno smartphone con chip NFC e scaricare l’app CieID. Durante il processo di identificazione l’utente dovrà inserire il numero della sua carta e inquadrare un QR Code mostrato sul sito al quale vuole accedere, poi dovrà avvicinare la CIE allo smartphone al fine di ottenere un codice numerico, che andrà infine inserito nel sito.

In alternativa, se lo smartphone non è dotato di chip NFC per leggere le carte elettroniche, è possibile comprare un lettore indipendente da collegare al computer con il quale si vuole accedere al sito della Pubblica Amministrazione.

Rispetto allo SPID, quindi, un accesso con CIE non richiede di ricordare a memoria alcun dato, ma prevede che l’utente abbia un hardware compatibile e che segua alcuni passaggi in più in fase di autenticazione. In futuro il problema dell’hardware sarà certamente risolto, visto che sempre più smartphone (anche di fascia media e bassa) sono ormai dotati di NFC.

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