SCIENZA

C'è davvero vita sulla Luna? Ecco le prime affascinanti ipotesi

E se ci fosse vita sulla Luna? Se tra i suoi satelliti si nascondesse qualcosa? È proprio a queste domande che, oggi più che mai, alcuni scienziati stanno cercando di rispondere

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Splendendo nel cielo notturno, la Luna ha affascinato gli esseri umani sin dall’alba dei tempi. Osservarla è sempre stato piuttosto semplice, per via della sua vicinanza, e siamo anche riusciti a raggiungerla. Ma se avessimo fatto qualcosa di più? Se avessimo addirittura lasciato delle tracce di vita sulla sua superficie?

A porsi il quesito sono moltissimi scienziati che dai tempi dell’Apollo 11 ipotizzano che gli astronauti inviati sul nostro satellite abbiano fatto molto più che calpestarlo. E, adesso, questa ipotesi sta tornando a affermarsi, con ulteriori studi su quali organismi potrebbero trovarsi fra i suoi pallidi crateri.

I microbi e gli schianti

Dunque, andiamo per ordine. Il 20 luglio 1969 gli esseri umani hanno visitato la Luna per la prima volta. Lo sbarco generò moltissimo clamore e diede il via a programmi spaziali sempre più ambiziosi. Sin dal ritorno dell’equipaggio dell’Apollo 11, però, tantissimi scienziati da ogni parte del mondo si chiesero cosa l’uomo avesse lasciato sulla Luna.

Secondo le loro ipotesi, diversi microbi che per forza di cose non potevano essere eliminati (nonostante la rigorosissima procedura di sterilizzazione delle tute spaziali e degli strumenti) potrebbero essere sopravvissuti. Si è andata dunque via via sedimentando l’idea che avrebbero proliferato e che, anche in seguito a una serie di piccoli schianti da parte di micro pezzi di Terra (i cosiddetti meteoriti terrestri) potrebbero essere molti più di quanto si potesse anche solo pensare.

Il Polo Sud lunare e la vita

Come mai gli scienziati ipotizzavano (e ipotizzano) che i microbi potessero essere sopravvissuti? È presto detto: perché diversi studi hanno stabilito che, in via ipotetica, l’area nella regione lunare del Polo Sud presenta delle condizioni che potrebbero sostenere la vita microbica.

Infatti, sebbene questa area della Luna sembri fredda e desolata, alcuni microrganismi terrestri possono perfettamente sopravvivere e moltiplicarsi. Gli scienziati del Goddard Space Flight Center della NASA a Greenbelt, nel Maryland, sono ad oggi del tutto convinti che i microrganismi che hanno viaggiato dalla Terra si trovino ancora lì.

E c’è di più: sempre secondo questi studiosi, quando il lander lunare israeliano Beresheet (senza equipaggio) si è schiantato sulla Luna nel 2011, moltissimi tardigradi sarebbero stati rilasciati ed essendo estremamente resistenti, sarebbero per l’appunto sopravvissuti.

Ipotesi e certezze

Attualmente, il team del Goddard Space Flight Center sta lavorando per essere certo di quella che, finora, è soltanto un’ipotesi. Nello specifico, la NASA sta esaminando tredici aree promettenti intorno al Polo Sud lunare. Un volta individuata la zona che sulla carta si presenterà come più atta ad accogliere diverse tipologie di microrganismi, un lander partirà dalla Terra per raccogliere dei campioni.

«Siamo sicuri che quando nel 2025 andremo sulla Luna – ha detto la dottoressa Heather Graham del Goddard Space Flight Center – troveremo microrganismi ormai adattati all’esistenza sul satellite. Saranno forme di vita extraterrestri che hanno come vettore principale gli esseri umani. Se riuscissimo ad analizzarli prima, sapremmo di più sull’ipotetico adattamento che potrebbe servire non solo agli esseri umani, ma anche e soprattutto alla vegetazione, per avviare colture e creare nuove risorse».

 

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