SCIENZA

Allarme tempeste e uragani: dove e come cambierà il meteo

Allarme tempeste e uragani, negli USA e non solo: ecco cosa cambierà a causa del surriscaldamento degli oceani, anche in Europa

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Gli effetti del cambiamento climatico sul nostro pianeta sono svariati e, in alcuni casi, potenzialmente devastanti e terrificanti fin da ora. Ciò vuol dire impatti allarmanti immediati, come quelli che vedono protagonisti gli uragani nell’Oceano Atlantico. Questi non rappresentano di certo una novità. Basti chiedere agli Stati Uniti, chiamati a fronteggiarli ogni anno, spesso chiedendo alla popolazione di barricarsi in casa o, nelle peggiori delle condizioni, in veri e propri rifugi d’emergenza.

Uno studio scientifico dimostra, però, come i tempi di trasformazione da una debole tempesta a un uragano di categoria 3 o superiore siano diminuiti drasticamente nel corso degli ultimi decenni. Vediamo nel dettaglio cosa sta già accadendo e cosa potremmo dover fronteggiare nel prossimo futuro.

Allarme uragani

Gli ultimi decenni hanno evidenziato una tendenza devastante sul fronte maltempo. Si sono infatti raddoppiate le chance di dover far fronte a un uragano di grande potenza, divenuto tale in appena 24 ore dalla diffusione di una semplice tempesta. In merito si è espressa la professoressa Andra Garner della Rowan University, autrice del nuovo studio condotto: “Questi sono risultati che dovrebbero lanciare un allarme urgente”. Ciò considerando come molti dei disastri più costosi degli Stati Uniti, in termini di vite umane e di economia locale, siano legati proprio a uragani trasformatisi in un breve lasso di tempo.

L’uragano Maria ha ucciso più di tremila persone nel 2017 a Porto Rico e nelle isole limitrofe. Al tempo si era portato da una categoria 1 a 5 in meno di 24 ore. Ciò è avvenuto prima di toccare il suolo, il che rende molto più complessa l’opera di previsione della potenza devastatrice. Il nuovo studio pubblicato dalla rivista Scientific Reports va ad aggiungersi a una serie di prove, che evidenziano come la rapidità d’insorgenza ed evoluzione degli uragani sia sempre più probabile. Un problema che non riguarda soltanto gli Stati Uniti, come vedremo in seguito. L’Europa non sarà esente a lungo da questo disastro ambientale.

Dati preoccupanti anche per l’Europa

Dal 2001 al 2020, la dottoressa Garner spiega, i cicloni tropicali nell’Oceano Atlantico hanno avuto l’8% di probabilità di rafforzarsi da una categoria 1 o inferiore a una categoria 3 o superiore in 24 ore. Dal 1970 al 1990 la probabilità era del 3%.

Per capire cosa sta accadendo, dobbiamo spiegare come le tempeste tropicali si generino quando l’acqua calda dell’oceano evapora nell’atmosfera. Gli uragani accumulano la propria potenza principalmente grazie alla differenza di temperatura tra la superficie dell’oceano e l’atmosfera. Per questo motivo gli USA devono fronteggiare queste situazioni devastanti da giugno a novembre, perché l’Atlantico raggiunge in questa fase i suoi picchi di calore. Il problema è che la temperatura degli oceani va innalzandosi da decenni.

Una condizione, quest’ultima, che non lascerà l’Europa esclusa da questi fenomeni ancora a lungo. Sono anni, ormai, che vengono analizzati dati allarmanti. Nel vecchio continente non siamo abituati a devastazioni della portata degli uragani che, da lontano, osserviamo abbattersi sugli Stati Uniti d’America. Nei prossimi anni, però, tutto potrebbe cambiare radicalmente. “Il limite oltre il quale le tempeste non trovano più acqua abbastanza calda da diventare uragani si sta spostando verso Nord”.

Ecco le parole del climatologo Reindert Haarsma, del Royal netherlands Meteorological Institute. Frasi di alcuni anni fa, 2019, ancora più vere oggi. Il clima attuale vede i residui degli uragani tropicali giungere a noi molto deboli, data la temperatura dell’acqua. L’aumento del calore, però, potrebbero spingerli a raggiungere le medie latitudini ancora nel pieno della loro potenza. L’Europa occidentale non può dirsi al sicuro, affatto.

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