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SCIENZA

Come l'uragano Helene si è trasformato in una tempesta di grandi dimensioni

Il cambiamento climatico ha numerosi impatti, a partire dall'elevata temperatura dei mari: ecco come l'uragano Helene è divenuto l'ennesimo evento estremo del 2024

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Violento uragano Fonte foto: 123RF

La Big Bend Region in Florida è stata travolta dall’uragano Helene, che si è trasformato in una tempesta atroce, con venti fino a 220 km/h e, purtroppo, almeno quattro vittime. Sono migliaia gli sfollati, per quello che si è rivelato essere l’uragano più intenso tra quelli noti che abbiano colpito tale regione. Tale violenza si collega alle elevate temperature delle acque del Golfo del Messico.

La tempesta perfetta

La Big Bend Region, sulla costa occidentale della Florida, è stata travolta dall’uragano Helene il 26 settembre 2024, alle ore 23 circa. Scendendo nel dettaglio, la città di Perry ha registrato un uragano di categoria 4. Abbiamo già citato alcuni dati importanti e drammatici, ai quali si aggiungono i seguenti:

  • 3 milioni di edifici privati di elettricità;
  • mareggiate con onde alte fino a 6 metri;
  • 300 mm di pioggia in poche ore.

Questa regione della Florida non ha di fatto mai conosciuto un evento climatico del genere, per quanto sia stato registrato. È stato purtroppo il terzo uragano in quest’area in soli 13 mesi. Il tutto si è poi spostato in Georgia, calando di intensità fino al declassamento a “tempesta tropicale”, con venti tra 90-100 km/h.

Helene ha confermato, ce ne fosse stato bisogno, che la stagione degli uragani 2024 è particolarmente intensa. Allo stesso modo di quanto avvenuto nel 2023. Tutto ciò rientra nell’ampio novero delle conseguenze del cambiamento climatico. Le temperature elevate delle acque del Golfo del Messico sono infatti alla base di tutto ciò. Nei giorni che hanno condotto all’uragano, infatti, sono stati toccati i 30°C.

Le conseguenze

Le inondazioni rappresentano uno dei principali fattori impattanti di questo terribile evento atmosferico. Helene ha causato gravi danni a cose e persone, generando mareggiate elevate fino a 6 metri di altezza. Le piogge torrenziali hanno poi visto accumularsi fino a 300 mm in poche ore.

L’uragano si è poi indirizzato verso nord, raggiungendo l’area di Atlanta con forza diminuita. Tutto ciò ha portato allo stato d’emergenza annunciato in svariati Stati, tra i quali Florida, Georgia, Nord e Sud Carolina.

Il più forte uragano mai registrato in queste zone, che ha potuto guadagnare forza in tempi molto rapidi perché si è sviluppato all’interno del solo Golfo del Messico. Lungo il suo percorso, le temperature della superficie del mare hanno raggiunto i 30°C, come detto, tenendo una media di 2-4°C al di sopra della norma. Tutto ciò ha dunque rappresentato un carburante extra per l’intensità dell’evento.

È tutto collegabile al riscaldamento globale, che ha tra le proprie conseguenze ben note l’aumento della temperatura superficiale degli oceani. Da qui il passo verso questi livelli di devastazione è relativamente breve. Nel corso degli anni Duemila abbiamo infatti registrato un netto innalzamento delle probabilità di questi fenomeni estremi.

Basti pensare come a luglio scorso il Centro America sia stato violentemente colpito dall’Uragano Beryl. Sorprendente la sua enorme potenza, considerando come si fosse all’inizio della stagione degli uragani. Gli eventi estremi, dunque, saranno sempre più frequenti e, purtroppo, più diffusi sul globo.

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