SCIENZA

Sì, gli avvistamenti di questo animale (estinto) potrebbero essere veri

Gli avvistamenti della Tigre della Tasmania, enigmatico animale australiano, potrebbero non essere solo fantasia: secondo alcuni scienziati il superpredatore potrebbe non essere estinto

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Fonte: 123rf

E se il più grande e assodato fatto sulle Tigri della Tasmania, ovvero la loro estinzione, venisse rimesso completamente in discussione? Cosa succederebbe se tutti gli avvistamenti, finora bollati come “presunti” o tacciati di essere fake, si rivelassero invece delle piccole tracce in grado di dimostrare che il lupo marsupiale australiano è ancora fra noi?

Sono proprio queste le domande da cui parte il nuovo studio svolto da Barry Brook, professore di sostenibilità ambientale presso l’Università della Tasmania che, esaminando centinaia di rapporti sulla presenza del superpredatore, sta rivoluzionando tutti gli assunti finora considerati inattaccabili.

L’estinzione della Tigre della Tasmania e gli avvistamenti

La Tigre della Tasmania, o Tilacino, rappresentava l’ultima specie vivente della famiglia Thylacinidae. Era considerata il marsupiale carnivoro più grande in assoluto fino a 3.500 anni fa e fino ad adesso era praticamente certo che questo animale letale si fosse estinto del tutto intorno nel 1936, quando l’ultimo esemplare in cattività ospitato nello zoo di Hobart morì per una grossa negligenza da parte del personale.

In generale, le cause della (presunta?) estinzione sono la spietata caccia che gli esseri umani diedero alle Tigri della Tasmania e l’arrivo del dingo, più massiccio e potente. Da quando però l’esemplare dello zoo di Hobart è morto, però, diversi criptozoologi, escursionisti e persino occasionali cacciatori o ranger hanno segnalato la presenza di Tilacini nelle aree più remote dell’Australia. È per questo che Barry Brook ha deciso di prendere in mano la situazione.

Gli studi e i dubbi sull’estinzione

«Uno dei problemi riguardanti la Tigre della Tasmania è il concetto di estinzione in sé: è sempre molto difficile – ha affermato Brook – dimostrare che una specie è davvero scomparsa. Prendiamo un caso qui in Australia, il pappagallo notturno: si credeva estinto, ma è tornato, è riapparso. E ciò non può essere accaduto magicamente».

Secondo Brook, esistono dei piccoli ecosistemi isolati, delle sacche in cui la specie avrebbe potuto proliferare. Certo, non in maniera incontrollata e sì, creando solo dei piccolissimi gruppi di popolazione, ma comunque continuando a vivere, a sopravvivere e anche ad adattarsi ai cambiamenti della Terra.

Lo studioso, insieme ad alcuni colleghi, ha adottato un approccio statistico, combinando tutti i rapporti sugli avvistamenti avvenuti dal 1910 a oggi e valutandoli in termini di affidabilità. In totale, la squadra ha studiato ben 1.237 segnalazioni e più della metà sono state considerate attendibili, perché sia il contesto che le prove a favore non solo hanno senso, ma contengono una serie di dati che coinciderebbero con eventuali gruppi attualmente in vita.

Alla ricerca delle Tigri della Tasmania

Adesso, secondo Brook, manca “solo” una cosa: trovare una di queste sacche/ecosistemi e documentare la presenza effettiva delle Tigri della Tasmania. Purtroppo, però, non è affatto facile: «gli esemplari esistenti – afferma lo scienziato nel suo studio pubblicato sulla rivista Science of The Total Environment – potrebbero trovarsi in zone davvero remote ed essere più sfuggenti che mai. Dato per buono che abbiano trovato il modo per alimentarsi e sostenersi, non hanno motivi validi per allontanarsi da quello che è per loro un ambiente protetto».

Proprio questo renderebbe così sporadici gli avvistamenti: questi particolari predatori si allontanerebbero davvero in casi estremi (o per sbaglio) e non si avvicinerebbero all’uomo, di cui avrebbero in qualche modo paura.

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