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Calcio in streaming: spunta l'emendamento anti VPN, utenti a rischio

Lunedì si vota il Decreto Omnibus con, all'interno, un emendamento conto le VPN: saranno obbligate a bloccare le IPTV, gli utenti usciranno allo scoperto

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Siti e IPTV pirati che trasmettono in streaming illegale il calcio italiano e altri contenuti protetti da diritti d’autore e di trasmissione TV hanno, negli ultimi anni, molti più nemici. Il più grande è la piattaforma anti pirateria Piracy Shield, gestita dall’Autorità Garante per le Comunicazioni (AGCOM), che ha già bloccato decine di migliaia di indirizzi IP e DNS di siti e server illegali.

Ma i pirati hanno anche diversi amici, dichiarati e non, che partecipano al gioco delle parti facendo ognuno il proprio profitto, piccolo o grande che sia, aiutando i criminali a trasmettere e i loro clienti a ricevere il calcio pezzotto. Tra questi amici dei pirati ci sono di sicuro le VPN, le reti private virtuali nate per scopi ben più nobili ma usate quotidianamente per aggirare i blocchi geografici alla trasmissione e per schermare l’identità di chi paga per vedere le IPTV.

Proprio contro le VPN prova ad intervenire un emendamento al Decreto Omnibus, presentato dal senatore di Forza Italia Dario Damiani. L’emendamento, come tutto il decreto, verrà votato in Senato lunedì 30 settembre.

Pezzotto: emendamento VPN

L’emendamento presentato dal senatore di Forza Italia estende l’obbligo di bloccare i flussi illegali di dati, quindi anche quelli delle partite pirata, anche alle VPN. In questo modo le VPN riceverebbero la richiesta di blocco da parte di Piracy Shield e sarebbero costrette ad agire entro 30 minuti.

Lo stesso sistema oggi funziona per gli indirizzi IP e i FQDNS, che gli Internet Provider devono bloccare in fretta dopo ogni apertura di ticket su Piracy Shield.

La grande differenza, che rende tra l’altro difficilmente realizzabile quanto ipotizzato dal senatore Damiani, sta nel fatto che sulle VPN circolano dati criptati. Quindi non si capisce come si debba fare per intercettarli, a meno che non si preveda un gruppo di “infiltrati delatori” che si abbona al pezzo e alle VPN solo per poi passare informazioni alle autorità o, peggio ancora, non si chieda alle VPN di decriptare il flusso dati.

Cosa cambia per gli utenti

Le VPN oggi servono a chi si abbona allo streaming illegale, soprattutto perché possono schermare efficacemente l’identità del cliente. Poiché stanno per arrivare le “multe automatiche” previste dal protocollo d’intesa tra AGCOM, Procura Generale di Roma e Guardia di Finanza, la possibilità di identificare l’utente del pezzotto diventa fondamentale.

Impedendo alle VPN di “proteggere” i flussi di dati illegali, in soldoni, si impedisce loro di proteggere chi quei flussi li sta guardando. Se dovesse passare l’emendamento anti VPN, quindi, multare (da 150 a 5.000 euro) i clienti del pezzotto sarebbe molto più facile.

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