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Cosa sono i "Chiplet" che Silicon Box produrrà in Italia

Silicon Box produrrà Chiplet in Italia con un investimento da oltre 3 miliardi di euro che porterà alla creazione di 1.600 posti di lavoro: ecco a cosa serviranno questi particolari chip

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Fonte: mpohodzhay / Shutterstock

La produzione di semiconduttori arriva in Italia grazie a Silicon Box, azienda con sede a Singapore che prepara un investimento  di 3,2 miliardi di euro. Il progetto è stato annunciato direttamente dal  ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit) che, nei mesi scorsi, aveva tentato di convincere Intel a investire nel nostro Paese. Il gigante americano dei chip, però, alla fine ha preferito concentrare i suoi investimenti in Germania e in Polonia.

Grazie all’investimento di Silicon Box, invece, saranno creati circa 1.600 posti di lavoro diretti, oltre a un importante indotto, anche in Italia. Silicon Box è una startup, nata appena tre anni fa per iniziativa dei fondatori di Marvell Technology Group, ed è specializzata nella produzione di Chiplet, componenti fondamentali per il futuro dell’industria dei semiconduttori. Lo stabilimento italiano di Silicon Box potrebbe diventare un importante fornitore di Chiplet per l’industria europea.

Cosa sono i Chiplet

I Chiplet rappresentano un elemento centrale di una nuova tendenza dell’industria dei chip, in passato legata a un approccio “monolitico” che prevedeva la realizzazione di tutti i componenti di un processore in contemporanea, utilizzando un unico processo di produzione. Il passaggio ai Chiplet, invece, permette un approccio differente, garantendo maggiore flessibilità in fase di progettazione e produzione oltre che la possibilità di contenere i costi.

I singoli componenti di un processore possono essere realizzati andando a combinare chip differenti, realizzati con processi produttivi differenti. In questo modo, ad esempio, è possibile realizzare la CPU ricorrendo al processo produttivo più moderno (e costoso) e completare il processore con altri componenti secondari che possono essere realizzati con un processo produttivo meno recente (e più economico oltre che più efficiente in termini di resa produttiva).

L’architettura a Chiplet è sempre più utilizzata dai “big” del settore. Recentemente, ad esempio, Intel ha introdotto i nuovi processori Intel Core Ultra ricorrendo a un sistema di questo tipo per la progettazione dei processori. La CPU dei Core Ultra, infatti, è realizzata direttamente da Intel, con processo produttivo Intel 7, mentre la GPU è prodotta da TSMC con un processo produttivo a 5 nm. Complessivamente, i Core Ultra sono costituiti da quattro diversi blocchi, interconnessi tra loro per creare il processore finale con design, appunto, a “chiplet” e non a chip classico.

Anche AMD, altra azienda di riferimento per il settore dei processori, utilizza l’architettura a Chiplet per i suoi prodotti della gamma Ryzen. Le ultime indiscrezioni, inoltre, anticipano come persino Apple stia lavorando all’uso dell’architettura a Chiplet per i suoi Apple Silicon, con l’obiettivo di abbandonare l’approccio monolitico adottato fino a oggi.

Da notare anche una collaborazione tra NVIDIA e MediaTek che sfrutteranno il sistema dei Chiplet per unire i propri chip realizzando prodotti dedicati al settore automotive.

Come saranno utilizzati i Chiplet “italiani”

L’investimento di Silicon Box si tradurrà nella creazione di uno stabilimento dedicato alla produzione di Chiplet in Italia. Questi componenti potranno poi essere integrati in prodotti finali dell’industria dei semiconduttori, su più livelli. Il punto di forza dei Chiplet è proprio l’elevata flessibilità garantita in fase di progettazione e produzione. Lo stabilimento italiano di Silicon Box potrebbe, quindi, diventare un fornitore di chip per l’industria del silicio europea che, come prevedono gli obiettivi UE, dovrebbe raggiungere il 20% della capacità produttiva globale entro il 2030.

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