La NASA registra eruzioni mai viste su IO, la Luna di Giove: le più potenti di sempre
Eruzioni mai viste su IO, la Luna di Giove: qual è il significato di questa straordinaria scoperta della NASA? C'entra l'interazione gravitazionale tra corpi celesti
È stata compiuta una scoperta sensazionale: eruzioni mai viste prima d’ora su IO, la Luna di Giove, registrate dalla NASA.
Sebbene l’intensa attività vulcanica di IO sia nota, non si erano registrate emissioni di energia tanto intense prima di adesso: cosa significa tutto questo?
Eruzioni mai viste: la grande energia sprigionata da IO
Gli scienziati della missione Juno della NASA hanno fatto una scoperta straordinaria sulla Luna di Giove, IO, nota per essere il corpo celeste più vulcanicamente attivo del nostro Sistema Solare. La missione ha registrato epocali eruzioni, mai viste prima su IO, rivelando un hotspot di dimensioni colossali nella sua semisfera meridionale. Non solo è più grande del Lago Superiore che si trova sulla Terra, ma diffonde emissioni che liberano un’energia sei volte superiore a quella di tutte le centrali elettriche del mondo messe insieme.
Questa scoperta, che potrebbe essere definita come la più potente serie di eruzioni mai registrate sulla luna gioviana, è stata ottenuta grazie al JIRAM (Jovian Infrared Auroral Mapper), uno strumento avanzato sviluppato in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana. Scott Bolton, principale ricercatore della missione, ha sottolineato che le ultime osservazioni hanno superato ogni aspettativa. La potenza del fenomeno, mai osservato prima su un mondo vulcanicamente tanto attivo come IO, è davvero impressionante.
Il motivo di tale intensità è da ricercarsi nell’interazione gravitazionale tra IO e Giove. Questa Luna, di dimensioni simili a quelle del nostro satellite, orbita attorno al gigante gassoso con una traiettoria ellittica che la porta a compiere un giro completo ogni 42,5 ore. Questo movimento provoca variazioni continue nella forza gravitazionale di Giove, che esercita una compressione incessante sulla superficie di IO. Tale frizione genera un’enorme quantità di calore, riscaldando il sottosuolo della Luna fino a farlo fondere, provocando un’inesauribile attività vulcanica che si manifesta in numerose eruzioni di lava e getti di cenere.
Il JIRAM, strumento che cattura la radiazione infrarossa proveniente dall’interno di Giove, era inizialmente progettato per studiare l’atmosfera del pianeta gigante, ma grazie all’estensione della missione Juno, è stato possibile usarlo anche per monitorare le lune galileiane, tra cui IO.
Durante i passaggi ravvicinati di Juno su IO, effettuati a dicembre 2023 e febbraio 2024, la sonda è riuscita a penetrare più profondamente nella superficie della Luna, raccogliendo dati estremamente dettagliati. Tuttavia, il passaggio più recente, avvenuto il 27 dicembre 2024, ha visto la sonda avvicinarsi a una distanza di circa 74.400 chilometri, permettendo di registrare un’intensa attività termica nell’emisfero meridionale.
Le modifiche nel paesaggio vulcanico di IO
Alessandro Mura, altro ricercatore della missione, ha spiegato che l’intensità dell’irraggiamento infrarosso rilevato è stata talmente forte da saturare i sensori del JIRAM. I ricercatori hanno individuato quella che sembra essere una serie di hotspot ravvicinati, suggerendo la presenza di un vasto sistema di camere magmatiche sotterranee. Questa scoperta conferma che si tratta della più potente eruzione vulcanica mai osservata su IO.
L’area interessata dal fenomeno si estende per circa 100.000 chilometri quadrati, una superficie ben più vasta di quella di Loki Patera, il celebre lago di lava di circa 20.000 chilometri quadrati che deteneva il primato d’intensità vulcanica. Il potere radiante della nuova zona attiva ha raggiunto 80 trilioni di watt, un valore sbalorditivo che sottolinea l’incredibile energia liberata durante l’eruzione.
Le immagini catturate dalla fotocamera JunoCam, seppur di risoluzione inferiore a causa della maggiore distanza della sonda durante l’ultimo passaggio, hanno mostrato evidenti cambiamenti nella colorazione superficiale di IO, segno di una rinnovata attività vulcanica. Queste alterazioni sono caratteristiche tipiche associate alla formazione di hotspot e attività eruttiva. Gli scienziati prevedono che eruzioni di questa portata possano lasciare segni duraturi sulla superficie di IO, come i depositi piroclastici, i flussi di lava alimentati da fessure e i resti di colonne di gas vulcanici ricchi di zolfo.
Con il prossimo sorvolo della sonda previsto per il 3 marzo 2025, la NASA avrà nuove opportunità per monitorare l’evoluzione di questa straordinaria area e osservare eventuali modifiche nel paesaggio vulcanico.
Bolton ha rilevato che, oltre a riscrivere i record, la scoperta di questo hotspot potrebbe contribuire in modo significativo alla comprensione dei vulcani non solo su IO, ma anche su altri mondi del Sistema Solare. Questi nuovi dati potrebbero aprire nuovi scenari nella ricerca geologica planetaria, con potenziali applicazioni utili anche per la comprensione di fenomeni vulcanici su altri pianeti rocciosi, come Marte o Venere.
In sintesi, la missione Juno sta rivelando dettagli senza precedenti sulle eruzioni mai viste di IO, spingendo sempre più in là i confini della conoscenza umana del Sistema Solare e della geologia planetaria. Il continuo studio di questi fenomeni non solo affascina gli scienziati, ma offre anche l’opportunità unica di esplorare le forze naturali che modellano mondi lontani.