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SCIENZA

Cosa sappiamo dei vortici colorati e delle tempeste cicloniche avvistati su Giove

Grazie alla missione spaziale Juno della NASA, siamo in grado di osservare in modo più nitido e dettagliato le tempeste cicloniche al nord di Giove.

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La sonda spaziale Juno della NASA ha catturato una nuova interessante immagine di Giove. Un turbinare di colori si estende lungo l’emisfero settentrionale del gigante gassoso, che mostra in modo nitido – grazie a una attenta elaborazione digitale – "nubi caotiche e tempeste cicloniche" come si legge nella nota riportata dalla NASA. Ma di cosa si tratta esattamente?

La nuova immagine di Giove

L’immagine in questione risale allo scorso 12 maggio, quando la sonda spaziale Juno della NASA stava effettuando il suo sessantunesimo sorvolo ravvicinato del gigante gassoso.

Juno "ha catturato questa vista a colori migliorati dell’emisfero settentrionale" di Giove, fornendo "una vista dettagliata di nubi caotiche e tempeste cicloniche in un’area nota agli scienziati come regione filamentosa ripiegata [folded filamentary region, ndr]. In queste regioni, i getti zonali che creano i familiari modelli a bande nelle nubi di Giove si rompono, portando a modelli turbolenti e strutture nuvolose che si evolvono rapidamente nel corso di soli pochi giorni".

La nuova immagine di Giove è frutto dell’elaborazione digitale dello scienziato Gary Eason, che si è servito dei "dati grezzi provenienti dallo strumento JunoCam", migliorandone colore e nitidezza. "Al momento dello scatto dell’immagine grezza, la sonda Juno si trovava a circa 29.000 chilometri sopra la sommità delle nubi di Giove, a una latitudine di circa 68 gradi a nord dell’equatore", conclude la NASA.

Cosa sappiamo delle tempeste su Giove

Juno è stata lanciata nel 2011 ed è arrivata a destinazione nel 2016. Da allora ha conseguito ottimi risultati, che hanno spinto la NASA a prolungare il suo periodo di attività, fino al 2025. Dunque la nuova immagine delle tempeste di Giove non è certamente la prima a immortalare questi elementi.

La sonda spaziale le ha individuate per la prima volta nel 2019 e da allora sono diventate oggetto di studio. Parliamo di tempeste grandi quanto il nostro Pianeta e gli scienziati stanno cercando di comprendere le loro dinamiche, come si sono formate e se mutino nel tempo, oltre a individuare gli elementi discordanti tra quelle del polo nord e quelle del polo sud. La regione polare d’interesse nell’ultima immagine di Giove è quella settentrionale, dove si contano otto grandi cicloni di quasi 4.000 chilometri di diametro con venti tra i 150 a 300 km/h.

"Se andassi al di sotto della sommità delle nuvole, probabilmente troverei gocce d’acqua liquida, grandine e neve – ha affermato Andy Ingersoll, che ha lavorato nel team di Juno e sostiene che questi fenomeni siano simili a quelli che si verificano sulla Terra -. I venti sarebbero simili ai venti degli uragani terrestri, che sono analoghi ai singoli vortici all’interno delle conformazioni che vediamo su Giove. Ma qui non c’è niente di così straordinariamente bello".

Il paragone con quanto accade sulla Terra, però, regge solo in parte. Gli astronomi hanno osservato, infatti, che le formazioni sono disposte in modo geometrico: c’è n’è una grande al centro in corrispondenza del polo, attorniata da altre più piccole di forme geometriche quasi regolari (esagonali). Una "stabilità" peculiare, che ha trovato una risposta: "Il team ha scoperto che una disposizione geometrica stabile delle tempeste simile a quella riscontrata su Giove è in grado di formarsi quando le tempeste sono circondate ciascuna da un anello di venti che gira nella direzione opposta rispetto alle tempeste stesse, un cosiddetto anello anticiclonico – spiega Maura Sandri dell’Osservatorio di astrofisica e scienza dello spazio di Bologna -. La presenza di anelli anticiclonici fa sì che le tempeste si respingano a vicenda, piuttosto che fondersi".

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