SCIENZA

Trovati i fossili di un'antica creatura, potrebbero rivelare qualcosa che non sappiamo

Quando è comparso il primo uomo in Sud America? I resti fossili di una creatura gettano luce su questo tema

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I fossili di un antico mammifero sgusciato, rinvenuto in Sud America, aprono le porte a una ricerca molto interessante. Di fatto è stata gettata ulteriore luce sull’arrivo dell’uomo in questa parte del mondo.

Gli scienziati dibattono da tempo sulla fase in cui l’uomo abbia di fatto messo piede nel continente. Ciò a causa del fatto che le prove sono molto scarse. A lungo ci si è accordati, per così dire, su una data: 13.000 anni fa. Svariate ricerche, però, hanno spinto questa data più indietro nel tempo.

Il primo uomo in Sud America

Uno studio pubblicato su Plos One riapre l’annosa discussione sulla presenza dei primi uomini in Sud America. A presentarla è l’archeologo dell’Università Nazionale di La Plata, in Argentina, Miguel Delgado.

Insieme ai suoi colleghi, ha sfruttato dei nuovi frammenti fossili per sostenere altri studi, che pongono l’uomo in Sud America almeno 21.000 anni fa, ossia alla fine del Pleistocene, un periodo storico in cui il mondo era drammaticamente nella morsa del mutamento climatico. Si parla dei resti, utilizzati nello studio, del gliptodonte corazzato.

Considerando come l’ultimo Massimo Glaciale risalga a circa 20.000 anni fa, con il ritiro successivo dei ghiacciai in tutto il mondo, quindi anche in Sud America meridionale, la presenza dell’uomo 21.000 anni fa risulterebbe preziosissima. Se confermata la teoria, si potrebbe dare il via a un’analisi della storia tra l’uomo e i cambiamenti climatici, verificando di fatto la capacità di adattamento dei nostri antenati.

Spazio inoltre anche a domande sugli spostamenti dell’uomo, i percorsi migratori e i modelli di insediamento. Al tempo stesso, si potrà tentare di approfondire il rapporto tra ghiacciai e crisi climatica. Temi che oggi sono più che attuali che mai, per quanto gli scenari siano estremamente differenti.

Una scoperta sorprendente

Nella periferia di Buenos Aires, in Argentina, scorre il fiume Reconquista. Un bulldozer aveva scavato qui la riva, così da ampliare il canale. Era il 2016 e, poco dopo la fine dei lavori, il paleontologo Guillermo Jofré si recò lì per una passeggiata.

Si imbatte però in una manciata di ossa fossili esposte. Appartenevano a una specie di mammifero antica, simile a un armadillo, il gliptodonte. Una creatura pesantemente corazzata, con una grande coda e corti arti.

Sulle ossa sono stati rinvenuti piccoli segni. La loro origine potrebbe avere varia natura. Si potrebbe trattare di segni lasciati dalle rocce o da altre ossa, così come da carnivori o roditori. Al tempo stesso, però, i segni su tali ossa poterebbero essere stati opera di esseri umani preistorici.

Da qui Delgado e i suoi colleghi hanno dato il via alla propria ricerca. Hanno scavato una porzione del sito, portando alla luce diverse ossa fossilizzate di tale creatura. Spazio anche per un pezzo di guscio esterno duro, la coda, alcune vertebre e il bacino. Gli esemplari sono stati analizzati in laboratorio, studiando la chimica dei sedimenti e misurando anche i segni di taglio al microscopio. I risultati non hanno lasciato dubbi:

“Ci siamo resi conto che la forma di questi segni è simile a quella dei segni di taglio fatti sperimentalmente dagli esseri umani. (…) La prova più importante è la posizione dei segni, in parti delle ossa con carne più densa”. Indicazioni di una macellazione vera e propria, dunque. Tracce evidenti di chi ci ha preceduti su questo pianeta.

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