Guerra in Ucraina, le centrali nucleari sono sicure? Cosa sappiamo
Il conflitto prosegue e aumentano i dubbi su quelli che potrebbero essere i rischi delle centrali nucleari
La produzione dell’energia atomica non ha creato un problema nuovo, ha semplicemente reso più urgente la necessità di risolverne uno già esistente: parlava in questo modo Albert Einstein nel 1945, una frase che potrebbe essere usata senza problemi anche oggi, in un periodo storico in cui proprio questo tipo di energia viene vista con timore a causa della guerra in Ucraina. Una delle domande che sta ponendo il conflitto non fa dormire sonni tranquilli: le centrali nucleari presenti nel paese invaso dalla Russia sono al sicuro? Non ci si può non chiedere questo dopo che Chernobyl è stata presa di mira nelle fasi iniziali della guerra e che le altre strutture rischiano seriamente di esplodere e di provocare danni inimmaginabili.
L’Ucraina vanta una delle potenze nucleari più grandi del mondo, addirittura la terza più grande in assoluto, la conseguenza diretta della fine del regime sovietico tre decenni fa. Nonostante l’adesione al Trattato di non proliferazione nucleare, Kiev è rimasta più che dipendente da questo tipo di energia, tanto è vero che in tutta la nazione esistono 15 centrali nucleari attive, capaci di generare oltre la metà del fabbisogno di elettricità del paese. Putin ha intuito come questi siano gli obiettivi sensibili, visto che la gestione delle centrali può rendere più serie le minacce di black-out.
I pareri discordanti degli esperti
Una delle ultime notizie relative al conflitto ha messo in luce come le forze armate russe siano riuscite a conquistare una delle centrali nucleari più importanti, quella di Zaporizhzhia, un nome che forse non dice granché ai più ma che in realtà rappresenta la più grande struttura di questo tipo in tutta Europa. In questo caso le opinioni si dividono. Ci sono esperti che stanno lanciando l’allarme per via del fatto che Zaporizhzhia è sei volte più grande di Chernobyl, senza dimenticare il combustibile atomico esausto con cui bisogna fare i conti. Altri pareri, invece, sono di tenore completamente opposto.
Un minimo di ottimismo
Non c’è infatti soltanto pessimismo attorno alle centrali nucleari ucraine in tempo di guerra. Ad esempio, Alessandro Dodaro, numero uno del dipartimento Fusione e Sicurezza Nucleare dell’ENEA (Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente), ritiene che un effetto domino non sia possibile. La centrale di Zaporizhzhia ha già un bel po’ di anni sul groppone, ma ha dalla sua il coefficiente di vuoto negativo che consente di spegnere i reattori senza il bisogno dell’acqua. Va comunque considerato un dettaglio non proprio secondario, per la prima volta in assoluto un impianto attivo è sotto il controllo militare di un altro paese.
Ecco perché qualsiasi tipo di scenario o azzardare una ricostruzione rappresentano variabili imprevedibili. Il presidente ucraino Zelensky non ha affatto rassicurato con il suo allarmismo, parlando di una “fine probabile dell’Europa”, in caso di esplosione di anche soltanto una di queste centrali nucleari, ipotizzando una evacuazione di massa da parte delle persone. Di sicuro la paura è il sentimento che va per la maggiore quando scoppia un conflitto bellico e dunque è saggio non sottovalutare alcuna situazione, a questo punto non rimane che incrociare le dita e sperare.