Scoperte nuove malattie "panzootiche": il salto tra le specie come nuova frontiera dei virus letali
Il pericolo dell'influenza aviaria è tornato e la malattia è un'epidemia che ha già effettuato il salto tra le specie
Da mesi ormai si sta parlando dell’influenza aviaria altamente patogena, o H5N1. Una vera e propria minaccia di caratura enorme, essendo divenuta panzootica. L’allarme riguarda principalmente il salto tra le specie, con gli esperti che mettono in guardia a causa del suo grande tasso di circolazione.
Presente in numerosi allevamenti di bestiame da latte, ha fatto registrare decine e decine di infezioni tra gli operatori delle aziende agricole. In totale, ad oggi, si è diffusa tra più di 48 specie di mammiferi. Un allarme aggravato dal fatto che negli Stati Uniti sia morta la prima persona a causa di questa infezione.
Animali a rischio
Numerose le specie di mammiferi in pericolo a causa dell’influenza aviaria. Dagli orsi alle mucche da latte, i casi sono tantissimi, fino ad arrivare a una vera e propria moria di massa tanto tra i leoni marini quanto nei cuccioli di foca elefante.
Questo elevato tasso di infezione, insieme all’evidente letalità, hanno spinto gli esperti e definire H5N1 una malattia panzootica. Ciò vuol dire che si tratta di un’epidemia capace di superare le barriere tra le specie. Diverse popolazioni animali sono dunque a rischio devastazione.
Una condizione aggravata anche dai comportamenti dell’uomo. Abbiamo infatti provveduto a ridurre gli habitat, come ben sappiamo, diminuendo la biodiversità e intensificando l’agricoltura. Tutti questi elementi procedono a creare dei veri e propri incubatori perfetti per il passaggio delle malattie infettive da una specie all’altra. Alcuni scienziati ritengono che la panzoosi possa divenire una delle principali minacce della nostra epoca per la salute di tutti gli animali, umani compresi.
L’impatto sulla biodiversità
Ed Hutchinson, del Centro per la ricerca sui virus dell’MRC-Università di Glasgow, si è così espresso: “È raro che le malattie infettive smettono di essere specialistiche e si trasferiscono in una nuova specie. Quando ciò accade, dunque, è sorprendente e preoccupante”.
Allo stato attuale, l’impatto sulla biodiversità è molto gravoso, ma le cose potrebbero nettamente peggiorare. L’influenza aviaria ha già portato a dei cali catastrofici nelle popolazioni di uccelli marini, con milioni di esemplari uccisi:
- più di 20.000 leoni marini sudamericani morti in Cile e Perù;
- 17.000 cuccioli di foca elefante meridionale morti in Argentina (96% di tutti i cuccioli nati nel 2023 nel Paese).
L’uomo di fatto ha già occupato e trasformato più del 70% del territorio globale. Azioni che hanno provocato la perdita di biodiversità, con riduzione degli habitat e aumento enorme dell’agricoltura industrializzata, come detto. Tutto ciò ha contribuito in maniera evidente alle epidemie di malattie infettive, considerando come la nostra specie si ritrova a stretto contatto con altre.
L’influenza aviaria colpisce inoltre gli zoo, il che rappresenta un rischio gigantesco per le tante specie in via d’estinzione che vengono protette da tali strutture nel mondo: “Non credo che questi rischi scompariranno” – ha spiegato Hutchinson – “Abbiamo però sempre più una comprensione di ciò che potremmo fare per iniziare a ridurre alcuni di questi rischi”.