L'influenza aviaria si sta diffondendo attraverso le mucche: cosa sappiamo
L'influenza aviaria ora si trasmette anche attraverso le mucche, nella cui popolazione si sta diffondendo rapidamente: ecco che cosa sappiamo.
L’epidemia di influenza aviaria, che negli ultimi anni si è diffusa in gran parte del mondo grazie alla trasmissione tra varie specie di uccelli, ora colpisce anche le mucche: gli scienziati hanno scoperto che il virus ha già contagiato numerosi esemplari negli Stati Uniti, e questo potrebbe avere importanti implicazioni. Ecco che cosa sappiamo finora sulla diffusione della malattia tra questi animali.
L’influenza aviaria si diffonde tra i bovini
Il virus H5N1, conosciuto anche come influenza aviaria, è responsabile di una malattia altamente contagiosa, che ha iniziato a diffondersi dapprima solamente tra gli uccelli, colpendo poi molti altri animali. Addirittura, negli scorsi mesi è stato rinvenuto anche tra gli orsi polari dell’Alaska, mettendo a serio rischio una popolazione già in grave difficoltà per via dei cambiamenti climatici e dello scioglimento dei ghiacciai. Stavolta, sono le mucche da latte degli Stati Uniti ad essere state colpite. E ciò potrebbe implicare conseguenze preoccupanti.
Nelle ultime settimane, il virus è stato rilevato negli allevamenti bovini di ben 8 Paesi, tanto che le autorità federali statunitensi hanno dato il via ad un’accurata indagine per tenere sotto controllo la situazione. Ciò che sembra allarmare maggiormente è che l’infezione è stata di recente trovata anche nel tessuto polmonare di una mucca apparentemente sana. Questo significa che l’influenza aviaria potrebbe essere molto più diffusa tra i bovini di quando non avessimo pensato finora. Un nuovo indizio arriva dal ritrovamento di frammenti del virus anche nel latte prodotto dalle mucche.
“Una maggiore sorveglianza e più diffusi test nei caseifici dovrebbero essere una parte importante delle misure di controllo future” – ha affermato Diego Diel, scienziato alimentare della Cornell University di New York. Il fatto che il virus sia presente nel latte è un rischio per le mucche stesse: ciò implica, infatti, che potrebbe trasmettersi da un esemplare all’altro attraverso piccole goccioline che finiscono nell’aria durante la mungitura, oppure addirittura attraverso gli strumenti utilizzati per la raccolta del latte. “Le tettarelle di una mungitrice potrebbero trasferire residui di latte contenenti H5N1 da una mucca ai capezzoli della mucca successiva” – ha dichiarato il virologo Thijs Kuiken, dell’Erasmus University Medical Center di Rotterdam.
Il latte contaminato: cosa succede
La contaminazione del latte ad opera del virus dell’influenza aviaria è stata registrata dalla FDA, che ha analizzato alcuni campioni. Ciò tuttavia non dovrebbe destare particolari preoccupazioni, almeno fino al completamento delle indagini. Il latte, infatti, prima di finire sugli scaffali viene pastorizzato per inattivare eventuali agenti patogeni. Le analisi per il rilevamento del virus H5N1, tuttavia, utilizzano un test chiamato PCR quantitativa (qPCR), che raccoglie l’RNA virale in frammenti. Questo test non distingue tra virus vivo o resti di virus morto, come afferma la scienziata Nicole Martin della Cornell University.
La presenza dell’RNA virale dell’influenza aviaria è del tutto normale se il latte era stato contaminato in origine, nonostante sia stato ormai pastorizzato e quindi reso completamente sicuro per il consumo umano. Abbiamo tuttavia visto che questo fenomeno ha implicazioni molto più ampie, che ricadono soprattutto sugli allevamenti di bovini da latte. È infatti uno dei possibili metodi di contagio tra mucche, e andrebbe arginato per evitare che l’influenza aviaria continui a diffondersi rapidamente tra i bovini negli Stati Uniti.