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Oltre 23 mila specie a rischio estinzione: quali animali potrebbero sparire per sempre

Oltre 23 mila specie di animali rischiano di sparire per sempre: si tratta soprattutto di esemplari che vivono nelle zone umide d'acqua dolce

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Le maggiori criticità, stando agli ultimi studi scientifici, arrivano dagli habitat di acqua dolce: qui tantissimi animali rischiano di sparire per sempre.

Che cosa sta causando l’estinzione di gamberi, pesci, rane e molti altri animali? Si tratta di una combinazione letale di elementi naturali e soprattutto umani.

Quali animali rischiano di sparire e perché?

L’allarme arriva dagli ecosistemi di acqua dolce, tra i più minacciati del pianeta. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature, più di un quarto delle specie che popolano fiumi, laghi e zone umide è a rischio di estinzione. L’analisi, basata su oltre 23.000 specie, evidenzia uno scenario preoccupante: il 30% dei decapodi, come gamberi, granchi e gamberetti, il 26% dei pesci, il 23% dei tetrapodi, che includono rane e rettili, e il 16% degli odonati, come le libellule, sono minacciati da una combinazione letale di fattori antropici e naturali.

Le pressioni derivanti dall’attività umana sono molteplici. Inquinamento, costruzione di dighe, espansione agricola, introduzione di specie invasive e sovrasfruttamento delle risorse contribuiscono al declino di habitat che, pur coprendo meno dell’1% della superficie terrestre, ospitano più del 10% delle specie conosciute. Questi ambienti sono essenziali non solo per la biodiversità, ma anche per il benessere umano, fornendo acqua potabile, risorse alimentari e regolando i cicli idrologici.

Uno degli aspetti più drammatici messi in evidenza dalla ricerca riguarda il ritmo con cui si stanno perdendo le zone umide. Tra il 1970 e il 2015, è scomparso il 35% di questi habitat, un tasso di perdita tre volte superiore a quello delle foreste. Paludi, stagni e acquitrini sono stati drasticamente ridotti, compromettendo la sopravvivenza di innumerevoli specie che vi trovano rifugio.

Una tale erosione della biodiversità si somma alla lunga lista di estinzioni storiche: dal 1500 a oggi, circa 90 specie d’acqua dolce sono scomparse, mentre altre 178 potrebbero essere già estinte senza che ce ne sia piena consapevolezza.

Le specie particolarmente vulnerabili includono alcuni tra gli animali più caratteristici degli ecosistemi fluviali europei, come l’anguilla europea (Anguilla anguilla), un tempo abbondante ma oggi ridotta per via di sovrasfruttamento e barriere artificiali, e il gambero di fiume (Austropotamobius pallipes), quasi del tutto rimpiazzato dal più resistente gambero della Louisiana (Procambarus clarkii), introdotto per scopi commerciali ma rivelatosi una minaccia invasiva.

Specie d’acqua dolce in via di estinzione e crisi climatica

La situazione appare ancora più complessa se si considera che la conoscenza della biodiversità presente negli habitat d’acqua dolce è tuttora limitata. Molte specie restano poco studiate o addirittura ignote alla scienza, il che rende difficile valutare con precisione l’entità delle perdite.

Tuttavia, le liste rosse stilate dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) forniscono un quadro allarmante, evidenziando che l’impatto delle attività umane sta rapidamente erodendo la ricchezza biologica di questi ambienti.

Il declino delle specie d’acqua dolce non è un problema confinato agli ecosistemi locali, ma ha conseguenze globali. Questi habitat sono strettamente legati ai cicli idrici e climatici, e la loro perdita può amplificare eventi meteorologici estremi come inondazioni e siccità. Inoltre, la riduzione della biodiversità compromette la capacità degli ecosistemi di fornire servizi essenziali, come la depurazione naturale delle acque e il mantenimento degli stock ittici, fondamentali per la sicurezza alimentare di milioni di persone.

Nonostante l’evidente crisi in corso, i biosistemi d’acqua dolce hanno storicamente ricevuto meno attenzione rispetto a quelli terrestri e marini. Tale squilibrio si riflette anche nelle politiche di conservazione, spesso concentrate su habitat più “popolari” come le foreste pluviali o le barriere coralline.

Eppure, iniziative recenti stanno cercando d’invertire questa tendenza, promuovendo una maggiore consapevolezza riguardo la tutela della biodiversità d’acqua dolce. Agire ora è fondamentale per invertire rotta e garantire un futuro a molte delle specie a rischio. La protezione degli habitat, la riduzione dell’inquinamento, la gestione sostenibile delle risorse idriche e il controllo delle specie invasive sono tra le misure più urgenti. Inoltre, sarebbe cruciale investire nella ricerca e nel monitoraggio, per colmare le lacune di conoscenza e sviluppare strategie di conservazione più efficaci.

Il tempo a disposizione è poco, ma l’esperienza passata dimostra che interventi mirati possono fare la differenza. Salvaguardare gli ecosistemi d’acqua dolce significa preservare un patrimonio naturale indispensabile per il futuro del pianeta.

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