SCIENZA

C'è qualcosa sulla Luna che ci rivela nuovi dettagli sul suo "passato violento"

Si tratta di Vallis Schrödinger e Vallis Planck, due canyon lunari formati da impatti secondari ad alta velocità

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Fonte: Studio pubblicato su rivista scientifica Nature

È la protagonista indiscussa del cielo notturno e, guardandola, si potrebbe pensare che sia sempre stata così: pallida, inerte, inamovibile. Invece il passato della Luna è molto più complesso (e violento) di quanto immaginiamo. A dirlo è un recente studio basato sui dati rivoluzionari del Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) della NASA, una missione che ha permesso di scoprire nuovi dettagli sulla geologia lunare.

Grazie alla raccolta di immagini e dati ad alta risoluzione, gli scienziati sono riusciti a ricostruire eventi catastrofici che hanno plasmato la superficie del nostro satellite nei suoi primi miliardi di anni di vita. Una di queste scoperte ha gettato nuova luce su un periodo di intense collisioni che ha lasciato letteralmente il segno: sono infatti stati avvistati due canyon che non solo raccontano la storia di antichi impatti, ma ci offrono anche un’opportunità unica per studiare le origini della Luna.

Lo studio sul “cataclisma lunare”

Ma andiamo per ordine: un team di ricercatori internazionali ha recentemente pubblicato uno studio che fornisce nuove evidenze sui terribili eventi che hanno scosso il pallido astro durante il periodo delle collisioni più intense, noto come “cataclisma lunare”. Pubblicato sulla rivista Nature Astronomy, lo studio si basa, come abbiamo già detto, sui dati dell’LRO, che da oltre dieci anni raccoglie informazioni dettagliate sulla superficie lunare.

Analizzando approfonditamente questi dati, gli scienziati hanno identificato una serie di impatti che si sono verificati circa 3,8 miliardi di anni fa: a quei tempi la Luna è stata sostanzialmente bombardata da asteroidi e comete, che hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione della sua superficie, lasciando segni indelebili come crateri giganti e catene di canyon che attraversano vasti territori, tra cui i due che hanno attirato in modo particolare l’attenzione dei ricercatori.

Cosa sono i due canyon sulla luna?

Noti come Vallis Schrödinger e Vallis Planck, i canyon sono due formazioni geologiche che si estendono per centinaia di chilometri sulla superficie della Luna. Chiaramente, non sono stati creati da processi geologici come l’erosione atmosferica, come accade sulla Terra, ma sono il risultato di una serie di impatti secondari che hanno scagliato rocce ad altissima velocità contro la superficie lunare.

Vallis Schrödinger si trova vicino al bacino di Schrödinger, uno dei crateri più giovani della Luna. I dati raccolti dal LRO hanno permesso di stimare che gli impatti che hanno formato questi canyon sono avvenuti a velocità superiori ai 1.000 metri al secondo, abbastanza forti da scavare solchi profondi e complessi.

La scoperta dei canyon lunari e la missione Artemis

La scoperta dei canyon lunari e della loro origine ha importanti implicazioni per le missioni spaziali future, in particolare per il programma Artemis della NASA. Artemis, che prevede il ritorno degli astronauti sulla Luna entro i prossimi anni, punta a esplorare la regione polare sud, un’area ricca di risorse e geologicamente interessante.

La conoscenza della distribuzione dei crateri lunari potrebbe aiutare a identificare i siti più sicuri e scientificamente promettenti per gli atterraggi, evitando le zone più ricoperte da strati di materiale che potrebbero rendere difficile l’accesso ai campioni di roccia primordiale. Non solo: i canyon lunari, che offrono accesso a strati di materiale profondo e incontaminato, potrebbero diventare un obiettivo chiave per le future missioni robotiche e umane.

Studiando questi canyon, gli scienziati sperano di scoprire nuove informazioni sulla composizione del mantello lunare e sui processi di differenziazione planetaria che hanno portato alla formazione della Luna e del sistema Terra-Luna. Le missioni Artemis potrebbero quindi non solo aprire nuove frontiere per l’esplorazione spaziale, ma anche svelare segreti essenziali per comprendere la nostra storia planetaria.

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