Il mistero delle mante mediterranee nelle spiagge in Italia e Spagna: cosa sappiamo
Riscaldamento delle acque dei mari dovuto al cambiamento climatico: è questa una delle chiavi per risolvere il mistero delle mante mediterranee spiaggiate sulle nostre coste?
Da alcune settimane, un fenomeno tanto raro quanto preoccupante sta interessando le acque tra Italia, Spagna e Francia: decine di mante mediterranee spiaggiate sono state avvistate lungo le coste, spesso in condizioni critiche o già senza vita. Questi animali, noti anche come diavoli di mare, appartengono alla specie Mobula mobular, una delle più misteriose e fragili presenti nel nostro mare.
Classificata come a rischio estinzione, la mobula vive solitamente al largo, lontano dai litorali. Ora, però, qualcosa sembra averne alterato il comportamento. Mentre gli scienziati lavorano per scoprirne le cause, cresce l’interesse dell’opinione pubblica e l’urgenza di tutelare una delle creature più emblematiche dei nostri ecosistemi marini.
Cosa sta accadendo alle mante nel Mediterraneo?
A partire dai primi di maggio, sono stati registrati oltre 40 casi di mobule spiaggiate, un numero eccezionalmente alto per una specie che vive in mare aperto. In Spagna, i casi accertati sono almeno 25, in Italia le segnalazioni sono salite a 4 in sole due settimane: da Livorno a Fiumicino, da Genova fino all’ultimo episodio a Mondragone, nel Casertano. Spesso gli esemplari sono stati trovati già morti, altre volte i bagnanti hanno tentato invano di riportarli a largo.
Si tratta di un comportamento anomalo per queste creature, che normalmente nuotano a decine di metri di profondità, lontano dai litorali. La loro presenza sotto costa e il successivo spiaggiamento rappresentano un campanello d’allarme per la salute dell’intero ecosistema marino.
Una specie fragile e minacciata
La Mobula mobular è una specie di razza pelagica, imparentata con le mante oceaniche, ma più rara e delicata. I diavoli di mare del Mediterraneo possono superare i tre metri di ampiezza delle pinne e si nutrono esclusivamente di plancton, che filtrano nuotando in acque limpide e profonde.
La loro biologia è particolarmente vulnerabile: le femmine partoriscono un solo piccolo dopo una gestazione che può durare fino a un anno. Questo rende la popolazione molto sensibile anche a piccoli squilibri ambientali.
Non a caso, la specie è considerata a rischio estinzione e inclusa nella lista degli animali marini da proteggere. Le minacce principali? La pesca accidentale, il cambiamento climatico e ora anche questo inquietante fenomeno degli spiaggiamenti misteriosi.
Ipotesi scientifiche e primi dati
Cosa sta provocando questa catena di spiaggiamenti? Al momento, gli esperti brancolano nel buio. Non emergono segni evidenti di un possibile impatto umano, come reti da pesca o ferite. Le prime necropsie – come quella realizzata su un esemplare a Mondragone – non hanno individuato anomalie chiare: stomaco vuoto, nessun segno di trauma. Le analisi istologiche sui tessuti sono ancora in corso.
Il sospetto, però, è che siano coinvolti fattori ambientali: variazioni nelle correnti, inquinamento da microplastiche, malattie infettive o disturbi neurocomportamentali legati alla temperatura dell’acqua. Alcune teorie suggeriscono anche che i cambiamenti nel ciclo riproduttivo o nella disponibilità di cibo possano aver spinto le mante mediterranee a cercare le zone costiere, dove però non riescono a sopravvivere.
Progetti di monitoraggio e intervento
Vista la gravità della situazione, si sono attivati enti scientifici come la Stazione Zoologica Anton Dohrn, in collaborazione con il progetto europeo Life European Sharks, che ha l’obiettivo di monitorare e proteggere le popolazioni di elasmobranchi – tra cui squali, razze e mobule – nel Mediterraneo.
Inoltre, è stato creato un gruppo di lavoro che coinvolge la Guardia Costiera, l’ISPRA, il CNR, diverse università italiane e gli Istituti Zooprofilattici, per stabilire linee guida comuni in caso di spiaggiamenti di animali marini. A oggi, infatti, non esiste un protocollo specifico per l’intervento su mobule spiaggiate, a differenza di quanto avviene per tartarughe e cetacei.
Cosa fare in caso di avvistamento?
Se ci si imbatte in una manta mediterranea spiaggiata o in difficoltà, la prima cosa da fare è allertare la Guardia Costiera locale e non avvicinarsi troppo all’animale. Anche se sembrano docili, nel panico potrebbero ferire involontariamente chi si trova vicino con le loro potenti pinne pettorali.
E, soprattutto, non cercare di riportarle in acqua da soli: esclusivamente gli esperti possono valutare le condizioni dell’esemplare e tentare un recupero sicuro. Ogni segnalazione può contribuire a far luce su questo mistero marino, che potrebbe nascondere segnali importanti sulla salute del Mediterraneo.