È stato avvistato un raro esemplare di manta mediterranea in Italia
In Campania, a Punta Campanella, è stata avvistata una manta mediterranea. Un evento raro e magnifico: ecco il video.
Un incontro davvero magnifico nelle acque di Punta Campanella. In Campania è stata infatti ripresa una specie marina in via d’estinzione. Parliamo di una manta mediterranea, che si è lasciata ammirare in superficie nelle acque della ben nota area protetta.
Manta mediterranea in Campania
Lo splendido mare italiano regala molto spesso delle sorprese incredibili. È accaduto anche stavolta, precisamente in Campania, nell’area protetta di Punta Campanella. Pochi fortunati hanno avuto il privilegio di poter osservare un diavolo di mare.
È questo infatti il soprannome dato alla Mobula mobular, comunemente nota come manta mediterranea. La segnalazione giunge da Ivan Mastromano, autore del video ormai virale. Il tutto è avvenuto nella zona B della riserva naturale. Immagini che sembrano quelle di una pellicola, considerando come sullo sfondo ci sia un’altra meraviglia: l’isola di Capri.
Sappiamo che questa specie è diffusa prevalentemente nel Mediterraneo e nell’Atlantico. Risulta però alquanto difficile distinguerla dalla Mobula japanica. Le due sono infatti particolarmente simili. Per quanto sappiamo popoli i nostri mari, riuscire ad ammirarla è cosa rara, considerando l’esiguo numero in circolazione. Il diavolo di mare rientra infatti tra le specie in pericolo.
La manta mediterranea è infatti classificata nella lista rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). Ciò vuol dire che gli esperti la reputano minacciata di estinzione.
Manta mediterranea, specie a rischio
Proviamo a conoscere meglio questa specie ammirata nelle acque della Campania. Si tratta di un pesce cartilagineo, appartenente alla famiglia Myliobatidae. Si tratta di una specie epipelagica, che vive dunque non lontano da coste e isole. Il numero esiguo di esemplari, però, la rende comunque di difficile avvistamento.
Il corpo è compresso verticalmente ma il ben noto segno distintivo è dato dalle sue pinne pettorali. Sono enormi e, di fatto, somigliano effettivamente a delle ali. La coda è invece allungata e alquanto sottile. Può essere utilizzata all’occorrenza come arma di difesa, sfruttando la spina di cui è costituita.
Gli occhi sono posizionati sul dorso, mentre è sul ventre che presenta le branchie e la bocca. Il suo scheletro è di natura cartilaginea, trattandosi di un condroitto. In termini di dimensioni, invece, sappiamo che l’esemplare più grande a noi noto raggiunge i 5,2 metri.
Si nutre principalmente di crostacei e piccoli pesci. Non rappresenta un pericolo per l’uomo, a patto di non essere posta in condizione di doversi difendere. È una specie ovovivipara, con gli embrioni che si nutrono del tuorlo e poi, col tempo, ricevono nutrimento tramite assorbimento indiretto di fluido uterino dalla madre. Il tutto arricchito da proteina, muco e grassi.
Il suo ciclo riproduttivo di certo non aiuta la lotta all’estinzione. Dà infatti alla luce un solo piccolo per volta. La sua gestazione è inoltre di circa 24 mesi. Sappiamo che è messa in pericolo dall’inquinamento dei mari e dal cambiamento climatico. A ciò si aggiunge la pesca intensiva, che provoca a volte delle catture accidentali.