SCIENZA

C'è qualcosa di strano nello spazio: è nel nostro campo magnetico

La NASA ha rintracciato una piccola anomalia nel nostro campo magnetico, che potrebbe però evolversi e provocare alcuni guai: la situazione è sotto costante monitoraggio

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Fonte: NASA Goddard / Bailee DesRocher

Il nostro pianeta è un’ecosistema delicato, in continua evoluzione e unico nel suo genere: è infatti l’unico (almeno per il momento) a custodire la vita. Per chi non lo sapesse, la sua fragile esistenza è protetta da uno "scudo" molto importante, il campo magnetico, che si comprime quando è irradiato dal sole e si estende quando invece è avvolto dall’oscurità dello spazio.

Se questo scudo smettesse di funzionare, la situazione per la Terra potrebbe facilmente diventare drammatica e, purtroppo, la verità è che diversi punti di questo gigantesco "involucro" si stanno assottigliando. In particolare, a destare grande attenzione è un’anomalia che in questo momento sembra essere piccola, ma che la NASA ritiene essere potenzialmente pericolosa. Cosa sta succedendo?

Il nostro campo magnetico e l’anomalia

Per capire come funziona il campo magnetico, bisogna fare un piccolo passo indietro e tenere presente che la Terra è un po’ come una barra magnetica, con i poli Nord e Sud che rappresentano polarità opposte e linee invisibili che circondano il pianeta. A differenza però di quello di una barra vera e propria, il campo magnetico della Terra non è perfettamente allineato né perfettamente stabile, perché ha origine dal nucleo, fatto di metalli ribollenti che agiscono un po’ come se fossero un enorme generatore.

Dato che il movimento del nucleo muta nel tempo, anche il campo magnetico è variabile e i suoi cambiamenti possono generare anomalie come quella presa in esame dalla NASA. Attualmente, questa anomalia si trova sopra il Sud America, a ridosso dell’Oceano Atlantico meridionale, e ha generato un punto insolitamente debole che viene chiamato SAA [South Atlantic Anomaly].

Il possibile impatto della SAA

Qual è la conseguenza di questa anomalia? È presto detto: il compito principale del campo magnetico terrestre è quello di proteggere il pianeta dal flusso costante di particelle e campi magnetici provenienti dal Sole che insieme formano il vento solare. Nei luoghi dove il nostro campo magnetico è più sottile queste particelle possono "immergersi" più in profondità, causando problem idi vario genere agli ecosistemi, interferendo con le reti elettriche e, soprattutto, con il funzionamento dei satelliti.

Attualmente, la SAA non sta creando degli impatti visibili, ma secondo la NASA la situazione deve essere tenuta sotto controllo: sembra infatti che si stia espandendo verso ovest e che continui ad assottigliarsi. Se la situazione dovesse evolversi, basterebbe una tempesta solare leggermente più forte per provocare danni ingenti e, addirittura, per danneggiare e far cadere i satelliti in orbita. Infatti, quando un satellite viene colpito da un protone ad alta energia, può andare in cortocircuito e causare un evento chiamato SEU, in grado di devastare l’intera strumentazione.

Il monitoraggio del campo magnetico terrestre

Alla luce di quanto detto, la NASA è sempre operativa e attiva non solo nel monitoraggio dalla SAA ma in generale di tutto il campo magnetico terrestre, al fine di ottenere sempre dei modelli globali aggiornati e utili nel caso in cui la situazione dovesse in qualche modo degenerare. Diversi team di scienziati sono attivi per valutare ogni tipo di cambiamento e i dati sono registrati in tempo reale e spediti alle varie agenzie spaziali di tutto il mondo, in modo tale da preparare in tempo reale dei prospetti futuri ed eventuali "armi" da utilizzare qualora fosse necessario.

In generale, per altro, il cambiamento del campo magnetico terrestre è un fattore di grande rilievo per gli studiosi: ogni volta che si modifica, i ricercatori hanno nuove opportunità per comprendere non solo l’intero funzionamento della Terra, ma anche come interagisce con gli altri corpi celesti del Sistema Solare. Tracciando l’anomalia in evoluzione, per esempio, i ricercatori possono capire meglio il modo in cui il nostro pianeta sta cambiando e rispondere meglio a ognuna delle sue esigenze.

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