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SCIENZA

C'è una nuova teoria sulle tempeste spaziali in rotta verso la Terra

Una nuova analisi dei dati sulle tempeste spaziali cambia ciò che sappiamo sulle raffiche di radiazioni cosmiche che si sono riversate sulla Terra. E ci rivelano delle influenze che non immaginavamo

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Tempeste spaziali, nuova teoria: cosa dobbiamo aspettarci Fonte foto: 123rf

L’evoluzione del pianeta Terra nello spazio è e sarà ancora a lungo oggetto di studi di varia natura, volti a indagare i molteplici aspetti del suo percorso. Fino a oggi, però, la comunità scientifica era piuttosto coesa riguardo all’impatto del Sole, che, in linea teorica, avrebbe provocato le tempeste spaziali che nel corso dei secoli sono state responsabili di molte delle trasformazioni del globo e hanno anche influenzato la scintilla della vita.

Fino a oggi, appunto, perché una serie di dati e di analisi, ben inquadrati in un recente studio dell’Università del Queensland (Australia) sta facendo sì che molti scienziati stiano cambiando punto di vista, cominciando a non dare più soltanto al Sole i “meriti” delle radiazioni cosmiche che hanno colpito e segnato la Terra.

Il radiocarbonio e le tempeste spaziali

Ma andiamo per ordine. Circa un decennio fa il dottor Fusa Miyake, esperto internazionale di raggi cosmici e radiazioni spaziali, ha iniziato un curioso studio per l’Università di Nagoya in Giappone. Miyake ha iniziato ad analizzare il legno dei cedri più longevi dell’isola giapponese di Yaku per registrare la loro velocità di crescita, basandosi su un dato particolare: la quantità di carbonio 14, un isotopo radioattivo del carbonio comunemente chiamato radiocarbonio e usato per datare i reperti archeologici.

L’idea di Miyake era molto interessante: usando questo dato, infatti, avrebbe dimostrato quanto e come le tempeste spaziali hanno impattato sul nostro pianeta, dato che il radiocarbonio viene prodotto naturalmente sulla Terra proprio quando radiazioni e particelle ad alta energia emesse dal Sole, dalle altre stelle e dalle tempeste cosmiche in generale interagiscono con la nostra atmosfera.

Lo studio, in effetti, svelò la correlazione tra le tempeste solari e l’evoluzione del pianeta, ma non solo: ha rivelato degli aumenti anomali di radiocarboni in diversi punti della storia della Terra. Da allora, molti altri scienziati si sono cimentati nello studio del radiocarbonio applicato a tutti gli organismi del globo.

Le tempeste spaziali e il ruolo del Sole

Ed eccoci al punto chiave: proprio gli studi successivi a quello di Miyake hanno dimostrato che il radiocarbonio derivato dalle tempeste solari ha caratteristiche diverse rispetto a quelle delle altre tempeste spaziali. Qui è entrato in gioco il team guidato da Benjamin Pope, astronomo dell’Università del Queensland in Australia, che grazie ai suoi dati ha dimostrato che la registrazione delle fluttuazioni di radiocarbonio sulla Terra non può essere strettamente correlata al Sole, perché la nostra stella madre, talvolta, svolge solo un “ruolo di difesa”.

«Il campo magnetico del sole – ha detto Pope – aiuta a proteggere la Terra dalle particelle ad alta energia che arrivano da oltre il sistema solare e potenzialmente diminuisce, anziché aumentare, la quantità di radiocarbonio prodotta da sorgenti cosmiche. Ciò però non significa che le tempeste spaziali siano state meno impattanti sulla storia del nostro pianeta rispetto a quelle solari. Anzi: le radiazioni cosmiche extrasolari hanno contribuito in maniera sostanziale e solo ora stiamo scoprendo come».

L’impatto delle tempeste spaziali  sulla Terra

Anche se è ancora difficile stabilire come le tempeste spaziali abbiano cambiato la Terra, il team di Pope ha stabilito che nel corso dei secoli ci sono stati dei picchi nella produzione di radiocarbonio che si prolungavano nel tempo e proprio questo dimostrerebbe la loro essenza extrasolare, dato che invece i brillamenti solari, le espulsioni di massa coronale e altre eruzioni dal Sole in genere durano solo pochi giorni o settimane.

Le radiazioni cosmiche non provenienti dalla nostra stella madre potrebbero aver influenzato la crescita della vegetazione, fornendole un aumento consistente dei nutrienti, ma potrebbe anche, in più fasi, aver alterato il percorso evolutivo di diverse creature. In ogni caso, l’intero argomento è ancora controverso: molti ricercatori non sono affatto convinti che l’influenza di radiazioni cosmiche provenienti da altre sorgenti sia stata così determinante.

Per Pope, ma anche per lo stesso Miyake, è in atto una vera e propria scommessa: dimostrare in maniera pratica quanto sostenuto, non solo con analisi e studi ma guardando verso il cielo e registrando una tempesta extrasolare e i suoi effetti in tempo reale. Ci riusciranno?

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