SCIENZA

Scoperta una grotta in Francia che potrebbe spiegare perché i Neanderthal sono scomparsi

Ci sono voluti quasi 10 anni al team per esaminare i resti di un uomo di Neanderthal ritrovati in Francia, ma adesso sappiamo di più sulla ragione per cui questi esseri umani scomparvero circa 40.000 anni fa

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La scomparsa dei Neanderthal è stata a lungo (ed è ancora adesso) oggetto di grandi discussioni in ambito storico, archeologico e scientifico. Le indagini sulle ossa e sul materiale organico rinvenuti nel corso dei secoli non si sono mai fermate e pare che adesso ci sia una novità: grazie ai resti di Thorin, ominide ritrovato qualche tempo fa nella Grotta di Mandrin a Saint-Geoirs, in Francia, la loro estinzione potrebbe avere una spiegazione.

Anzi, in realtà potrebbe averne più di una, perché gli studi più recenti parlano di un’interessante concomitanza di fattori che, oltre a restituire un quadro plausibile di quanto accaduto, aumenta l’interesse scientifico per le ultime fasi della vita dei Neanderthal.

Thorin, il Neanderthal francese

Ma andiamo per ordine, parlando in primis di Thorin. Correva il 2015 quando gli archeologi hanno fatto una scoperta straordinaria: uno degli esemplari di Neanderthal più integri mai trovati in Francia. Il ritrovamento è stato fondamentale, perché grazie alla completezza dei resti ha fornito un’occasione unica per aprire una finestra sul mondo di questi antichi ominidi.

Thorin si trovava in uno strato sedimentario datato tra i circa 52.000 e i 43.000 anni fa, una finestra temporale cruciale che coincide con l’arrivo dei primi Homo sapiens in Europa e con significativi cambiamenti climatici e ambientali. Le sue analisi morfologiche hanno rivelato delle informazioni importantissime: una particolare usura dei denti, per esempio, ha attestato che la sua dieta era caratterizzata da alimenti particolarmente duri o abrasivi, e i resti delle sue falangi hanno invece svelato che usava le mani per svolgere attività di lavorazione di materiali resistenti.

L’elemento determinante

Ma non è tutto qui: come spiega l’ultima ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Cell Genomics, le analisi del DNA hanno rivelato che Thorin apparteneva a una stirpe che si era separata dalla linea ancestrale dei Neanderthal europei. Proprio questa separazione suggerisce che l’ominide francese facesse parte di una popolazione di Neanderthal tardivi rimasta geneticamente isolata per circa 50.000 anni.

Secondo le analisi, questa popolazione era relativamente uniforme ma aveva limitati (o addirittura nulli) contatti genetici con altre popolazioni di Neanderthal. Cosa significa nello specifico? Che a un certo punto i Neanderthal erano riuniti in cluster chiusi, che impedivano significativi scambi genici e che pertanto bloccavano l’evoluzione e l’adattamento, rendendo gli ominidi sempre più deboli e meno capaci di adattarsi.

Le novità sull’estinzione dei Neanderthal

Alla luce di tutto questo, cambiano le carte in tavola. Fino ad adesso, infatti, si riteneva che fosse stata l’interazione con i primi Homo sapiens a contribuire attivamente alla scomparsa dei Neanderthal. Invece, il quadro è molto più complesso: l’isolamento genetico potrebbe aver giocato un ruolo significativo nella loro estinzione, perché non c’erano stimoli fisici per rendere i corpi degli ominidi più forti.

Non solo, secondo la ricerca, anche l’isolamento culturale ha fatto la differenza perché la mancanza di interazione potrebbe aver impedito loro di apprendere ciò che era necessario per sopravvivere in un momento di transizione globale. Questi risultati non solo arricchiscono la nostra comprensione della storia evolutiva dei Neanderthal, ma aprono anche nuove strade per la ricerca futura sull’interazione tra le specie e sulle dinamiche della scomparsa di antichi gruppi umani.

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