Un dente ha cambiato quello che sapevamo finora sull'Homo Sapiens
Ritrovato in una grotta in Francia, sposta l'arrivo dell'Homo Sapiens migliaia di anni indietro: tutto quello che sapevamo su questa specie rivoluzionato da un dente
Resti, scheletri e fossili sono fondamentali per capire come l’uomo si è evoluto, dove ha migrato e quando ha scoperto strumenti come il fuoco o l’agricoltura. E spesso questi ritrovamenti – resi più facili da tecnologie e intuizioni sempre più innovative – stravolgono completamente quello di cui eravamo certi.
Come il caso del dente da latte di un bambino di Homo sapiens trovato in Francia.
Il dente che cambia tutto
Come sappiamo, l’uomo preistorico ha vissuto varie fasi evolutive, in cui ha sviluppato capacità e tecnologie sempre maggiori. Semplificando, c’è stato l’Australopithecus, 3 milioni di anni fa. Poi l’Homo habilis, 2,5 milioni di anni fa, l’Homo erectus 1,8 milioni di anni fa, e le due specie più recenti: l’Homo neanderthalensis e l’Homo sapiens.
Tutti queste specie sono nate nel continente africano, da cui hanno migrato verso l’Europa e l’Asia. La comunità scientifica era certa che l’Uomo di Neanderthal e l’Uomo sapiens, le ultime due specie, non avessero mai convissuto in Europa: eravamo sicuri che i Neanderthal fossero scomparsi 40mila anni fa, poco dopo l’arrivo dei “cugini” Sapiens, 5mila anni prima. Ma anche questa certezza è stata messa in discussione.
La mela della discordia è un dentino da latte, recentemente trovato in una grotta in Francia, nella regione meridionale del Rodano. Nella grotta, che si chiama Mandrin, sono stati trovati strati di fossili e reperti che risalgono a 80mila anni fa. Nel cosiddetto “strato E” gli archeologi hanno trovato nove denti, appartenenti a sei individui. E quell’unico dente da latte appartiene a un bambino di Homo Sapiens.
Questo sposta indietro l’arrivo dell’Homo Sapiens in Europa a quando ancora erano numerosi i Neanderthal – e anzi dimostra che per qualche tempo le due specie hanno convissuto proprio nella grotta Mandrin.
Addirittura Neanderthal e Sapiens avrebbero collaborato: i primi sarebbero stati “guide” dei secondi verso le migliori cave di selce, che si trovavano anche a 90 chilometri dalla grotta di Mandrin.
La ricerca degli scienziati
La scoperta e lo studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature. Il sito archeologico di Mandrin è uno dei più visitati dagli antropologi, fin dal 1990. Lo spiega Ludovic Slimak dell’Università di Tolosa, a capo dello studio che ha scoperto il dentino da latte: “la grotta di Mandrin è come una specie di Pompei neandertaliana, senza eventi catastrofici ma con un continuo riempimento di sabbia depositata progressivamente da un forte vento, il maestrale”.
Tra gli strati di fossili e reperti c’è anche lo strato E, quello da cui è emerso il dente da latte. Che non è stato l’unica ritrovamento che ha fatto drizzare le antenne agli scienziati: qualche anno fa sono state infatti trovate 1500 punte di selce intagliate in modo molto più preciso e accurato rispetto a quelle che si trovano negli altri strati. Sono lavorate in serie e al millimetro: una cosa che i Neanderthal non fanno, ma i Sapiens sì.
Slimak e il suo team hanno confrontato queste punte di selce con quelle conservate al Peabody Museum di Harvard, che risalgono a un sito di Homo sapiens ai piedi del Monte Libano. E le hanno trovate incredibilmente somiglianti: erano state prodotte dalla stessa specie di ominide. Il dente da latte ha confermato questa intuizione.
Una scoperta fondamentale, che riscrive la storia dell’evoluzione umana. E non è la sola.