SCIENZA

Scoperta una specie da record: l'aquila più grande al mondo

Si estinse con buona parte della cosiddetta "megafauna" oltre 50.000 anni fa, eppure i resti di questa aquila fanno paura ancora oggi: era davvero la più grande in assoluto

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Fonte: 123rf

Il nostro pianeta è in continua evoluzione e i suoi cambiamenti, nel corso del tempo, sono stati ben più che notevoli. In passato, sulla superficie terrestre si muovevano creature enormi e spaventose e neanche i cieli erano da meno: a dominarli erano infatti animali giganteschi, come l’aquila più grande al mondo, i cui resti sono stati scoperti proprio di recente.

Il ritrovamento dei resti di questo gigantesco uccello stanno facendo discutere l’intera comunità scientifica: apparentemente, l’antichissima aquila aveva tutte le carte in regola per essere un predatore rapido e letale. E questo mette (ancora una volta) in discussione le linee evolutive del pianeta.

Il ritrovamento dei fossili

La scoperta dei resti dell’aquila gigante non è esattamente recente. Secondo quanto riportato nell’ultimo studio pubblicato sul Journal of Ornithology, i primi fossili di questa specie volante sono stati riportati alla luce tra il 1956 e il 1969. Nello specifico, ai tempi, furono ritrovate quattro grandi ossa all’interno dell’area montuosa di Flinders Ranges e più precisamente nelle Mairs Cave, grotte d’interesse scientifico situate nel sud dell’Australia.

Come mai, però, è passato così tanto tempo prima di un esame approfondito? Semplice: purtroppo, ai tempi, le quattro ossa erano ancora insufficienti per comprendere a quale specie potessero appartenere e non c’erano strumenti d’analisi che potessero risolvere l’enigma. Ora, a distanza di moltissimi anni, un team di scienziati ha trovato altre 28 ossa sparse tra i massi del sito e li ha immediatamente ricollegati ai quattro fossili originali. È bastato mettere tutto insieme (e usare le tecnologie odierne) per capire che si trattava proprio di un aquila gigante.

Le caratteristiche dell’aquila gigante

Gli antichissimi fossili hanno dipinto un’immagine molto suggestiva: il gigantesco uccello estinto prende il nome di Dynatoaetus Gaffae e ha vissuto in Australia durante il Pleistocene. La sua esistenza si colloca più precisamente tra i 100.000 e 50.000 anni fa i resti ritrovati suggeriscono che avesse un’apertura alare di quasi tre metri e lunghissimi artigli, che avevano la capacità di predare animali di piccola, media e grande misura.

Secondo Ellen Mather, autrice dello studio e paleontologa della Flinders University, l’aquila era probabilmente la più grande creatura alata continentale che il mondo avesse mai visto e sarebbe anche strettamente imparentata con quelli che erano gli avvoltoi del passato, creature che si aggiravano in Africa e Asia durante il Pleistocene, con cui almeno in base alle primissime analisi, condividerebbe buona parte dei suoi geni.

I risvolti della scoperta

Come abbiamo già detto, la scoperta della Dynatoaetus Gaffae ha un impatto sulle linee evolutive del pianeta. Nello specifico, cambia la storia dell’Accipitridae, famiglia di piccoli e grandi rapaci che comprende aquile, falchi e avvoltoi del Vecchio Mondo (le parti della Terra note agli europei prima dei viaggi di Colombo), rendendola molto più articolata di quanto si potesse immaginare.

«La scoperta – ha affermato la dottoressa Mather – rivela che la famiglia delle Accipitridae era molto più diversificata di quanto ipotizzato anche in Australia e ci fa capire che anche i rapaci sono stati colpiti dall’estinzione di massa che ha spazzato via la maggior parte della megafauna non solo australiana, ma globale. Questo influenza tutta la storia dei rapaci di questo genere e ci porta a riesaminare tutti i diretti discendenti».

«In più – conclude la Mather – cambia anche un altro assunto: in passato abbiamo dato per scontato che esistessero pochi grandi predatori terrestri  in Australia. La presenza di quest’aquila colma la lacuna facendoci spostare lo sguardo verso il cielo».

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