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Un biologo marino ha usato Google Maps per esplorare l'oceano

Esplorare l'oceano e le sue profondità utilizzando i dati satellitare di Google Maps: ecco il progetto del biologo marino Johnny Gaskell e del suo team

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Fonte: hilalabdullah / Shutterstock.com

Esplorare l’oceano con Google Maps: è questo il progetto del biologo marino Johnny Gaskell che, insieme a un team di ricercatori, sta analizzando alcuni luoghi ancora inesplorati della Grande Barriera Corallina. Lo scopo primario: trovare nuovi blue hole, ovvero le grandi doline marine rimaste finora nascoste all’occhio umano.

Nasce nel 2017 l’idea di Gaskell e del suo gruppo di ricerca, dopo essere stato testimone della distruzione di ampie sezioni della barriera a causa della forza devastante del ciclone Debbie che, allora, colpì il Queensland, nel nordest dell’Australia. L’area è densamente popolata da centinaia di specie di coralli che, radicati sul fondo del mare, fungono da protezione per la fauna sottomarina, oltre a dare la possibilità agli studiosi di determinare importanti aspetti degli oceani grazie agli strati di sedimentazione che li circondano. Al pari dei libri di storia, questi gruppi di organismi conservano le informazioni del terreno, permettendo una lettura approfondita del passato e fornendo dettagli su come agire in tempo per proteggere le nuove formazioni che si rigenerano di anno in anno.

Google Maps, così aiuta a esplorare l’oceano

Per effettuare l’esplorazione, Gaskell ha utilizzato la vista satellitare di Google Maps. Seguendo il percorso effettuato dal ciclone, ha poi provveduto a individuare le aree sfuggite al suo passaggio distruttivo. Durante l’operazione, il biologo ha identificato alcune formazioni circolari nei pressi della barriera corallina, segno della possibile presenza dei blue hole.

La prima zona in questione è stata individuata a sud delle isole Whitsundays, nella bioregione denominata Hard Line Reefs. Si tratta di un’area della Grande barriera corallina difficile da raggiungere ed estremamente pericolosa da navigare ma di estremo interesse, tanto da spingere il team a raggiungerla almeno per una fase di avanscoperta preliminare.

Sfruttando la visualizzazione satellitare attraverso i propri smartphone, i ricercatori hanno navigato le acque ancora sconosciute spingendosi fino ai punti segnati sulle mappe digitali. È bastato tuffarsi nelle profondità oceaniche per compiere una meravigliosa scoperta: una formazione di coralli perfettamente in salute, presente nel “buco blu” probabilmente da più di cento anni.

Ampia la quantità di fauna all’interno, dai coralli della specie Seriatopora caliendrum e Acropora formosa, cosiddetto Corna di cervo, a tridacne giganti, tartarughe verdi, carangidi giganti e addirittura squali, in particolare nella sezione centrale più fresca e protetta.

Google Maps, l’occhio della scienza

Le doline marine sono formazioni particolarmente complesse da scoprire, per questo Google Maps si è rivelato un aiutante fondamentale per il lavoro dei biologi coinvolti nel progetto. L’indagine effettuata di persona, senza il supporto delle immagini satellitari, avrebbe potuto richiedere lunghi mesi di ricerche per poter riconoscere e analizzare tali strutture anche in zone circoscritte di uno dei più ampi ecosistemi del mondo.

Per il futuro, i progetti Citizen of the Great barrier Reef e Great Reef Census hanno implementato un procedimento di analisi di fotografie dotate di geotagging per dare a tutti, studenti e scienziati, l’opportunità di comprendere le dinamiche sottomarine. Inoltre, Great Reef Census ha scelto di portare avanti le ricognizioni con la metodologia sperimentata da Gaskell, in modo da approfondire le conoscenze sinora acquisite sul complesso sistema naturale.

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