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SCIENZA

Catacombe in Israele, decifrata iscrizione di 1.400 anni fa: hanno risolto un mistero

Ci sono voluti ben 1.400 anni per decifrare un'iscrizione incisa su un muro in un cimitero d'Israele. Oggi il fatto che sia stata decifrata apre nuovi importanti scenari nel panorama storico e linguistico

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Immaginate di trovarvi davanti a uno strano messaggio, arzigogolato e misterioso, e di avere il compito di decifrarlo: quanto vi appassionereste? E quanto vi esalterebbe riuscire a capire di aver fatto degli importanti passi avanti nel comprenderlo? Ecco, questo è quanto accade ogni giorno a chi si occupa di scrittura antica e, nello specifico, negli ultimi giorni è accaduto a un team di scienziati che ha decifrato un’iscrizione di 1400 anni fa.

L’iscrizione in questione si trova in un sito cimiteriale a Beit She’arim, nel nord di Israele. Individuata per la prima volta durante degli scavi negli anni Cinquanta, la scritta era rimasta priva di senso logico per lunghissimo tempo. Adesso, però, tutto è cambiato. E si sono aperti nuovi interessanti scenari che possono fare luce sugli usi linguistici dei tempi.

L’iscrizione di 1.400 anni fa e il suo mistero

Per capire meglio la storia, però, bisogna avere una panoramica sul ritrovamento. Correvano, come già detto, gli anni Cinquanta quando un team di ricercatori si trovò all’interno della (poi ribattezzata) Grotta di Rabbi Judah. La catacomba corrispondeva in tutto e per tutto a quelle che erano le abitudini funebri israeliane dei tempi: Beit She’arim, infatti, era un punto chiave per la cultura e l’apprendimento ebraico nella tarda antichità molti importanti studiosi ebrei volevano (e dovevano) essere sepolti lì.

Tuttavia, ecco la nota stonata: una strana scritta, la cui incisione si è mantenuta a stento nel corso del tempo, non solo sembrava fuori luogo ma appariva davvero inspiegabile, perché non corrispondeva a nessun alfabeto noto in Israele in quegli anni. Una cosa molto strana, specie considerando che la necropoli in cui è stata incisa, appunto, era un luogo di riposo eterno per molti studiosi. Qual era, dunque, il suo significato? E perché si trovava lì?

La scritta indecifrabile e gli studi

Il mistero è stato oggetto di diversi studi, ma per forza di cose l’antica e misteriosa scritta è poi passata in secondo piano. In generale, la necropoli di Beit She’arim è molto ampia e ricca di reperti che richiedevano di essere analizzati con una certa urgenza e che hanno avuto la precedenza. Questo finché due esperti di storia iraniana non si sono trovati davanti il graffito e non hanno cominciato a fare delle ipotesi fuori dagli schemi.

I due studiosi hanno fatto un collegamento ardito ma molto accurato: Beit She’arim era, appunto, una necropoli molto famosa per via degli studiosi che vi venivano sepolti, ma non era di loro uso esclusivo. Ciò significa che per secoli gli ebrei di tutto il Medio Oriente e oltre hanno in qualche modo desiderato di essere sepolti accanto ai loro saggi, così come hanno voluto certamente fare dei pellegrinaggi in quello che, ai tempi, era un luogo tanto sacro quanto di “ispirazione”. A confermarlo sono altre iscrizioni funerarie e altri graffiti lasciati dai visitatori: ed eccoci arrivati al punto.

Il significato della scritta misteriosa e le sue implicazioni

Secondo i due esperti di storia iraniana e in particolare in base al parere del professor Jonathan Price, classicista dell’Università di Tel Avi, il graffito è stato scritto utilizzando la scrittura Pahlavi, un antico alfabeto sviluppato per l’amministrazione, la rendicontazione e le iscrizioni reali dell’antico impero persiano, cui sono state aggiunte lettere ebraiche o aramaiche e lettere latine e greche.

Il suo collega, Domenico Agostini, professore di storia antica all’Università di Tel Aviv, ha subito concordato e confermato, spiegando che questo insieme di lettere corrispondeva a tutti quelli in uso ai tempi, ma era certamente insolito per via del gioco di traslitterazione. Molto probabilmente, si tratta di un testo che “traduce”, in maniera un po’ abbozzata, delle parole persiane in lettere d’uso comune. Ciò lascia intendere che questa fosse una prassi, anche se il significato della scritta resta complicato da interpretare.

Grossomodo, la scritta parlerebbe della dimora di un re e di un’esaltazione della bocca: parole che possono apparentemente non aver senso, ma che in realtà sembrano far parte di una preghiera, di una benedizione o di un’invocazione: “esaltazione della bocca”, infatti, sarebbe sinonimo di grido di gioia, di inno. Pare che l’autore del graffito fosse, per altro, un certo Yanur a cui era appena stata concessa dal re di Persia una casa o un feudo, ma non è chiaro perché l’iscrizione si trovi in una catacomba.

Ciò che è certo è che la scritta decifrata cambia la storia della lingua per come la conosciamo, rivelando nuove abitudini di trascrizione e traslitterazione. Servirà ancora qualche anno, invece, per capire se può cambiare anche ciò che conosciamo degli usi e costumi ebraici dei tempi.

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