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SCIENZA

Il cervello umano crea un “timelapse” del mondo ogni 15 secondi

Se possiamo vedere il mondo come un insieme ordinato di forme e colori è perché il cervello crea per noi una sorta di "timelapse" ogni 15 secondi

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Il cervello crea ogni 15 secondi una sintesi visiva del mondo Fonte foto: 123RF

Per comprendere quanto enorme e confusionaria sia la massa di informazioni visive che il nostro cervello riceve in ogni istante è sufficiente prendere un cellulare, portarlo all’altezza dei propri occhi e registrare quel che vede la fotocamera mentre camminiamo. Ecco, se il nostro cervello non facesse un’importante opera di stabilizzazione dell’input visivo, non saremmo in grado di vedere altro che quello spaventoso flusso disordinato fatto di milioni di forme, luci, colori e movimenti che attraversano in ogni istante il nostro orizzonte di senso.

Un “timelapse” ogni 15 secondi

Il cervello ha il complesso compito di gestire le incredibili quantità di informazioni visive che riceve in maniera disordinata dal mondo esterno per creare una vera e propria illusione di stabilità, quella che in ultimo ci permette di vedere e comprendere quello che ci circonda. Ma come il cervello crei questa stabilità è ancora un tema aperto, nella comunità scientifica.

Una nuova ricerca pubblicata su The Conversation a firma di Mauro Manassi dell’Università di Aberdeen e David Whitney di Berkeley, California, rivela un meccanismo in grado di spiegare, almeno parzialmente, la grande opera di stabilizzazione della visuale che impegna costantemente il nostro cervello.

“Il cervello stabilizza automaticamente il nostro input visuale” nel corso dell’osservazione: quando guardiamo un qualunque oggetto, i nostri occhi lo analizzano con rapidi movimenti che ne percepiscono delle singole piccole porzioni; guardando un volto processeremo un occhio, il naso, l’altro occhio, la bocca, un sopracciglio e così via, finché il cervello non ha abbastanza informazioni da restituirci un’immagine – coerente e completa – di quel che abbiamo di fronte.

Secondo la nuova ricerca, il meccanismo di stabilizzazione che conduce a quello che in ottica chiamano “campo di continuità” coinvolge una sorta di inganno che il nostro cervello opera nei confronti delle nostre percezioni “al naturale”. “Invece di analizzare ogni singola istantanea” scrivono gli autori dello studio “percepiamo in un dato momento una media di quello che abbiamo visto negli ultimi 15 secondi”.

Il cervello è una macchina del tempo

Il cervello processa tutte le informazioni ricevute dai vari input visivi e ne fa una sorta di sintesi, coerente e stabile, che ci consente in ultimo di muoverci nel mondo. Quel che vediamo è dunque una media degli ultimi 15 secondi di “acquisizione dati” – ed ecco perché non ci accorgiamo dei piccolissimi cambiamenti che avvengono di fronte ai nostri occhi e si esauriscono in pochi istanti.

Sappiamo che i nostri occhi hanno una sorta di frame rate, su cui si basano per esempio il cinema e le tecniche di produzione video, ma anche più semplicemente l’illuminazione: il nostro occhio riesce a percepire circa 30 FPS (fotogrammi per secondo); ogni movimento più rapido, come nel caso di una lampadina europea che presenta 50 oscillazioni al secondo, non viene percepito.

Ovviamente non ce ne faremmo granché, nel mondo degli umani, con una scorta di 30 immagini del mondo prodotte ogni secondo. Piuttosto, il cervello ci aggiorna sullo stato del reale ogni 15 secondi, producendo per noi una sintesi coerente ed ordinata delle informazioni. “In altre parole” scrivono gli studiosi “il cervello è come una macchina del tempo che ci porta continuamente indietro”, come una app che ogni 15 secondi torna indietro, cerca conferma dei dati a disposizione, li processa e li rende un’informazione “che possiamo gestire nella vita di tutti i giorni”.

La ricerca è supportata da diversi esperimenti, che hanno coinvolto centinaia di partecipanti e che sembrano confermare in maniera consistente non soltanto l’esistenza di un meccanismo simile al “timelapse”, ma anche che esiste una data unità di tempo significativa che rende l’input visivo un’informazione, e che corrisponde a 15 secondi.

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