Libero
TECH NEWS

L'AI arriva nello spazio. Cercare pianeti abitabili diventa un po' più semplice

L’AI e la ricerca di mondi abitabili nel nostro sistema solare. Gli studi dell’Università di Berna e del Centro Nazionale di Competenza per la Ricerca PlanetS

Pubblicato:

AI e ricerca spaziale Fonte foto: Lia Koltyrina/Shutterstock

L’intelligenza artificiale continua a diventare una tecnologia sempre più cruciale per gli scienziati che, proprio grazie a questo strumento, hanno compiuto un passo importante nella ricerca di mondi abitabili oltre il nostro sistema solare.

Utilizzando un innovativo modello di intelligenza artificiale, un team di ricercatori dell’Università di Berna e del Centro Nazionale di Competenza per la Ricerca PlanetS (NCCR PlanetS) è riuscito nell’impresa di identificare ben 44 sistemi stellari che potrebbero ospitare pianeti simili alla Terra, un risultato straordinario che, fino a questo momento, non sarebbe stato possibile con le classiche osservazioni astronomiche.

Come fa l’AI a identificare i pianeti abitabili

Il cuore della ricerca è un modello predittivo basato sull’apprendimento automatico che è stato progettato specificatamente per riconoscere determinati pattern nei sistemi planetari che suggeriscono la possibile presenza di pianeti abitabili.

In poche parole, l’algoritmo, sviluppato dalla dottoranda Jeanne Davoult, riesce a rilevare la presenza di mondi nella cosiddetta “zona abitabile”, l’area attorno a una stella dove le temperature permettono la presenza di acqua allo stato liquido sulla superficie.

Dai primi test effettuati, questa tecnologia ha raggiunto un’accuratezza predittiva del 99%, individuando con successo sistemi in cui potrebbe essere presente un pianeta simile alla Terra, ma che non è ancora stato rilevato.

Secondo la Davoult, il suo algoritmo è già stato in grado di confermare (a livello teorico, si intende) che i sistemi individuati sono effettivamente compatibili con la presenza di pianeti rocciosi compatibili con la vita.

Per quanto riguarda l’addestramento dell’AI, è stato utilizzato il Modello di Berna sulla Formazione ed Evoluzione dei Pianeti, un sistema di simulazione avanzato capace di prevedere la nascita, lo sviluppo e le caratteristiche dei pianeti all’interno di dischi protoplanetari. L’algoritmo, inoltre, utilizza correlazioni tra le proprietà delle stelle ospiti e la probabilità di presenza di un pianeta terrestre, combinando dati astrofisici con tecniche avanzate di machine learning.

Per rendere ancora più efficiente la ricerca, il modello permette di ottimizzare il tempo di osservazione astronomica, consentendo agli scienziati di concentrarsi solo sui sistemi cha hanno la massima probabilità di successo, evitando di procedere per tentativi, “puntando i telescopi nel buio”.

Il risultato è uno strumento capace di “formulare affermazioni predittive di grande affidabilità”, aprendo nuove e incredibili possibilità per la ricerca di pianeti abitabili che, sempre a livello teorico, potrebbero ospitare la vita nell’universo.

L’AI ridisegna l’esplorazione dell’universo abitabile

I primi risultati generati dall’algoritmo hanno evidenziato degli esopianeti che non sono solo simili alla Terra (per dimensione o composizione) ma sono anche potenzialmente abitabili. Si tratta di mondi posizionati all’interno di zone temperate dove, teoricamente, potrebbero esistere condizioni compatibili con la vita.

Questo, da un lato, permette di comprendere quanto sia più o meno comune la vita nell’universo e, dall’altro, segna un passo importante per l’astrofisica che, da oggi, può contare su un efficiente tool basato sull’intelligenza artificiale che, lavorando sia come strumento di analisi che come motore predittivo, potrebbe guidare le future scoperte scientifiche.