Nuove specie esotiche invasive rappresentano una minaccia globale
Nuove specie esotiche invasive stanno prendendo possesso di tante aree del Pianeta, con gravi rischi per l'ecosistema e la salute: cosa sappiamo.
“La grave minaccia globale rappresentata dalle specie esotiche invasive è sottovalutata e spesso non riconosciuta”, secondo il nuovo e importante rapporto dell’IPBES, approvato il 2 settembre a Bonn dai rappresentanti dei 143 Stati membri della Piattaforma Intergovernativa sulla Biodiversità e i Servizi Ecosistemici. I numeri parlano chiaro: attualmente il Pianeta è seriamente minacciato dalla presenza di oltre 3.500 specie esotiche aliene invasive dannose per la natura, l’ecosistema e la qualità della vita stessa.
Il rapporto dell’IPBES sulle specie esotiche invasive
Approvato sabato 2 settembre a Bonn, in Germania, il rapporto di valutazione sulle specie esotiche invasive e il loro controllo ha rilevato dati preoccupanti sia dal punto di vista dell‘impatto sugli ecosistemi e la biodiversità che dell’impatto economico, stimato in cifre allarmanti: si legge, infatti, che il costo globale di tali specie ha superato i 423 miliardi di dollari all’anno, costo che è quadruplicato esponenzialmente ogni decennio dal 1970 ad oggi.
Il Global Assessment Report dell’IPBES è nato nel 2019 proprio per analizzare e monitorare tale fenomeno in crescita e le sue conseguenze. Dal momento che la presenza delle specie esotiche cosiddette aliene o invasive sono uno dei cinque più importanti fattori diretti della perdita di biodiversità – oltre ovviamente allo sfruttamento delle specie e del territorio, ai cambiamenti climatici e all’inquinamento -, i governi di 143 Paesi del mondo hanno incaricato un team di 86 esperti allo scopo di fornire tutte le prove disponibili e le migliori opzioni politiche e ambientali per affrontare questa invasione.
“Le specie esotiche invasive rappresentano una grave minaccia per la biodiversità e possono causare danni irreversibili alla natura, compresa l’estinzione di specie locali e globali, e minacciare anche il benessere umano“, hanno affermato la professoressa Helen Roy, co-presidente del Global Assessment Report insieme al professor Anibal Pauchard al professor Peter Stoett.
Cosa sono le specie esotiche invasive e quali i rischi
Partiamo da una piccola premessa, sottolineata tra l’altro anche nel rapporto dell’IPBES: non tutte le specie esotiche diventano invasive e quelle considerate tali sono un sottoinsieme noto non solo per essersi insediato e diffuso in varie zone del globo, ma soprattutto per via degli effetti negativi sull’ecosistema e talvolta persino sull’uomo. Secondo il rapporto circa il 6% delle piante aliene, il 22% degli invertebrati alieni, il 14% dei vertebrati alieni e l’11% dei microbi alieni sono invasivi e comportano gravi rischi per la natura e per le persone.
Qualche esempio? Pensiamo alle specie esotiche invasive di zanzare come Aedes albopictus e Aedes Aegyptii, responsabili della diffusione di malattie gravi come la malaria, la febbre Zika e la febbre del Nilo. O ancora, basti citare il giacinto d’acqua (Pontederia crassipes), che è la specie invasiva terrestre più diffusa al mondo e che ha causato la quasi totale scomparsa della tilapia nel Lago Vittoria, dove la pesca è a rischio. E sono solo alcuni dei casi più celebri.
“Anche senza l’introduzione di nuove specie esotiche, quelle già consolidate continueranno ad espandere i loro areali e a diffondersi in nuovi Paesi e regioni. Il cambiamento climatico peggiorerà ulteriormente la situazione“, si legge senza mezzi termini nel rapporto. Ma c’è, per fortuna, una buona notizia: per quasi ogni contesto e situazione esistono strumenti di gestione, opzioni di governance e azioni mirate che funzionano davvero. Misure di prevenzione come la biosicurezza delle frontiere e i controlli rigorosi sulle importazioni dovrebbero essere adottate da tutti i governi per “mitigare gli effetti negativi di altri fattori di cambiamento”.