James Webb può "annusare" eventuali forme di vita nello spazio
C'è vita nei mondi alieni? La certezza potrebbe arrivare anche grazie al telescopio della NASA James Webb che sarà operativo la prossima estate
Il metano ti dà una mano. Qualcuno probabilmente ricorderà ancora questa frase che ha accompagnato diversi spot pubblicitari negli anni Ottanta e che è diventata quasi proverbiale. Ora il metano potrebbe dare una mano anche alla NASA. Il telescopio James Webb, che è stato lanciato proprio dall’agenzia spaziale americana, dovrebbe avere il “naso” giusto in questo caso.
Questo strumento sta andando oltre ogni più rosea aspettativa. Ha appena scattato la prima fotografia nitida e in futuro dovrebbe venire in soccorso degli ingegneri per rilevare il metano atmosferico in alcuni mondi alieni. D’altronde, questo gas sarebbe proprio il primo a emanare un odore collegato alla vita quando si va oltre il nostro pianeta, ma gli scienziati ci vanno ancora con i piedi di piombo.
C’è uno studio molto interessante in tal senso, che è stato appena pubblicato nella rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences”. Nel caso in cui un esopianeta dovesse contenere appunto metano, la sostanza chimica potrebbe segnalare la presenza di vita, a patto che le condizioni dell’oggetto celeste la permettano. La ricerca è stata portata a termine dall’Università della California, che si affiderà ora a James Webb per avere un’importante conferma dell’affascinante ricostruzione. L’esempio che è stato portato dai ricercatori americani merita un approfondimento.
Vita passata e presente
In poche parole, quando si ha a che fare con un pianeta roccioso in orbita attorno a una stella, come può essere il Sole, è più probabile che il metano atmosferico sia una biofirma. Con questo termine così particolare si identifica qualsiasi segnale che indica la vita passata o presente sul pianeta stesso. Quest’ultimo, però, deve soddisfare tre condizioni specifiche. Prima di tutto, in atmosfera deve essere presente anidride carbonica, inoltre il metano deve superare in quantità il monossido di carbonio, senza dimenticare la poca presenza d’acqua. D’altronde, il numero dei nuovi mondi è a dir poco impressionante e la NASA non ha che da approfondirli per capire dove sia esattamente il metano.
Altri elementi da approfondire
Come sottolineato dall’autrice principale dello studio, Maggie Thompson, non basta una singola molecola per ottenere risposte sicure, bisogna prendere in considerazione l’intero contesto del pianeta. Il metano che il telescopio James Webb sarà chiamato ad “annusare” diventerà molto utile, però dovrà essere accompagnato da altri elementi, ad esempio le interazioni della sostanza con la sua stella e le scale temporali geologiche. Tra l’altro, non mancano nemmeno i cosiddetti “falsi positivi”. In particolare, il metano atmosferico viene spesso identificato in seguito al degassamento dei vulcani, che però provoca anche l’immissione in atmosfera di monossido di carbonio.
Sarà necessario attendere la prossima estate per comprendere il funzionamento di James Webb dal punto di vista “olfattivo”. Il suo compito, oltre all’analisi di oggetti antichissimi come i quasar, sarà quello di studiare il metano atmosferico in modo più dettagliato rispetto alle tradizionali biofirme. I ricercatori dell’Università della California, che si sono occupati dello studio sulla sostanza chimica, hanno comunque lanciato un avvertimento. I dati reali sui pianeti potranno porre altri enigmi di non poco conto, di conseguenza il telescopio sarà di sicuro utilissimo, ma soltanto se in accompagnamento ad altri dispositivi sofisticati e che svolgono compiti cruciali.