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SCIENZA

Gli animali morti tornano a "parlare" in una mostra a Cambridge

E se poteste dialogare con un animale morto e chiedergli qualsiasi cosa? È il nuovo progetto dell'Università di Cambridge che sfrutta l'intelligenza artificiale.

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“Il Museo di Zoologia dell’Università di Cambridge offre ai visitatori un’esperienza unica: la possibilità di chiacchierare con gli animali esposti, siano essi scheletrici, tassidermici o estinti”. Esordisce così il comunicato diffuso dal prestigioso ateneo inglese che, grazie a un progetto ideato da Nature Perspectives e con l’impiego dell’intelligenza artificiale, dà voce agli animali morti consentendo ai visitatori di interagire direttamente con loro.

L’intelligenza artificiale applicata al museo

L’intelligenza artificiale ha aperto le porte a moltissime applicazioni e il progetto ideato da Nature Perspectives è solo l’ultimo in ordine di creazione. Si tratta di un’azienda che sta costruendo modelli di intelligenza artificiale per aiutare a rafforzare la connessione tra le persone e il mondo naturale.

Così a partire dallo scorso 15 ottobre (e per la durata di un mese) per ogni esemplare esposto presso il Museo di Zoologia dell’Università di Cambridge è stato messo a disposizione del pubblico un sistema interattivo. L’intelligenza artificiale riceve dettagli specifici su dove ha vissuto l’esemplare, il suo ambiente naturale e come è arrivato nella collezione, insieme a tutte le informazioni disponibili sulla specie che rappresenta, poi li traduce in linguaggio: ogni animale morto viene dotato di personalità e voce propri e diventano in grado di conversare direttamente con i visitatori.

A selezionare gli esemplari è stato il vicedirettore del Museo, Jack Ashby: da un raro scarafaggio americano fino ai resti di un dodo, e ancora il panda rosso e la balenottera. A questi animali è stata concessa la possibilità di raccontare le proprie esperienze sulla Terra quando ancora erano in vita, le sfide che hanno dovuto affrontare, il modo in cui sono sopravvissuti e talvolta quelli che li hanno portati all’estinzione.

Un esperimento importante

“I musei stanno usando l’intelligenza artificiale in molti modi diversi, ma pensiamo che questa sia la prima applicazione in cui parliamo dal punto di vista dell’oggetto – ha affermato Ashby -. Parte dell’esperimento consiste nel vedere se, dando a questi animali una voce, le persone pensino in modo diverso a loro. Possiamo cambiare la percezione di uno scarafaggio dandogli una voce?“.

Analizzando i dati delle conversazioni, il team spera che l’esperimento della durata di un mese li aiuti a saperne di più su come l’IA può aiutare il pubblico a interagire meglio con la natura e sul potenziale dell’IA nei musei. Fornirà inoltre al museo nuove informazioni su ciò che i visitatori vogliono davvero sapere sugli esemplari esposti”, riporta sempre il comunicato dell’Università di Cambridge. Le impressioni dello stesso vicedirettore, tra i primi ad aver provato personalmente la nuova applicazione dell’intelligenza artificiale, parlano da sé: “Quando parli con questi animali, sembrano davvero delle personalità, è un’esperienza molto strana. Ho iniziato chiedendo cose come ‘dove vivevi?’ e ‘come sei morto?’, ma sono finito con domande molto più umane”.

“L’intelligenza artificiale sta aprendo nuove entusiasmanti opportunità per mettere in contatto le persone con la vita non umana, ma gli impatti devono essere studiati attentamente. Sono lieto di essere coinvolto nell’esplorazione di come il progetto di Nature Perspectives influenzi il modo in cui le persone percepiscono e comprendono le specie che ‘incontrano’ al Museo di Zoologia”, ha affermato il professor Chris Sandbrook, direttore del programma Masters in Conservation Leadership dell’Università di Cambridge.

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