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Da un buco nero è arrivato un segnale potentissimo: la scoperta eccezionale

Gli astronomi australiani hanno individuato un getto relativistico enorme in relazione a un buco nero che si trova a 93 milioni di anni luce da noi

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Buco nero, getto da record Fonte foto: 123RF

Le intuizioni di Stephen Hawking sui buchi neri sono state a dir poco sorprendenti e prontamente tramutate in realtà. Forse però anche il celebre astrofisico britannico sarebbe rimasto a bocca aperta dopo la scoperta di uno dei più grandi getti relativistici in assoluto. Anzi, il primato è totale, dunque si tratta di un vero e proprio record.

Nelle ultime ore gli astronomi della Western Sydney University hanno ufficializzato le caratteristiche di questo getto in relazione a un buco nero che si trova a poco meno di 100 milioni di anni luce dalla Terra. Il getto relativistico non è altro che la potente emissione di plasma dalle galassie considerate attive, come ad esempio i quasar.

Nel caso dei ricercatori australiani, l’estensione del getto del buco nero è stata quantificata in più di un milione di anni luce (da un capo all’altro). L’energia sprigionata in questo caso è impressionante, mentre la velocità non è molto lontana da quella della luce. La galassia presa in esame si chiama NGC2663: si trova nella costellazione Pyxis e, in base ad alcuni studi, sembra avere un nucleo attivo. Il record del buco nero è stato ufficializzato grazie a un potente telescopio, meglio noto come Australian Square Kilometer Array Pathfinder (ASKAP). Grazie alle onde radio si è intuito come si fosse in presenza di un getto di materia, per la precisione oltre 50 volte rispetto alle dimensioni della galassia stessa.

Un potente telescopio

Il flusso di materia, inoltre, sarebbe più grande della Luna se avessimo la possibilità di osservarlo a occhio nudo nel cielo. Dopo il buco nero più luminoso mai individuato, stavolta il primato spetta al getto, un dettaglio di non poco conto. Lo studio australiano, pubblicato all’interno della rivista scientifica “Monthly Notice of the Royal Astronomical Society”, sottolinea come queste nuove informazioni potrebbero consentire di comprendere meglio la nascita, l’evoluzione e la fine delle galassie, dunque anche tutte le fasi della Via Lattea eventualmente.

Il flusso di materia

Gli astronomi della Western Sydney University, poi, hanno paragonato il comportamento del getto del buco nero a quello dei motori a reazione. Il flusso tende infatti ad attraversare l’atmosfera ed è in questo momento che viene sospinto da una fortissima pressione. Il getto, dunque, tende ad espandersi e contrarsi, pulsando per tutto il proprio percorso. Nelle immagini a corredo dello studio si possono notare dei puntini luminosi, ribattezzati “diamanti shock” in quanto ricordano questi oggetti preziosi per via della loro forma. Il fatto che l’estensione sia di oltre un milione di anni luce ha un significato molto preciso.

Nello spazio intergalattico che si trova nei pressi della galassia NGC2663 ci sarebbe materia a sufficienza per sospingere i getti relativistici alle dimensioni scoperte dal telescopio australiano. Il tutto è stato descritto come un ciclo completo, dato che la materia stessa va ad alimentare una determinata galassia, quest’ultima è responsabile della formazione del buco nero che a sua volta è “protagonista” del getto che va a rallentare l’apporto di materia intergalattica nelle galassie. Su questi argomenti si sa sempre di più, ma ancora troppo poco per parlare di informazioni complete, non resta che attendersi un futuro con scoperte altrettanto prodigiose.