Consumo di carne, produrne di meno salverebbe il pianeta: lo studio
La carne è tra gli alimenti più consumati al mondo, ma uno studio americano ha messo in luce come la sua minore produzione salverebbe la Terra
La carne è debole: questo aggettivo calza a pennello come non mai dopo aver approfondito una prospettiva molto particolare che è legata proprio alla produzione di uno dei cibi più consumati al mondo, uno scenario che comunque non è nuovo. In effetti, secondo quanto si può leggere nella rivista Plos Climate, sospendere le attività legate alla carne, tra cui gli allevamenti dei vari animali, potrebbe modificare il riscaldamento globale, aiutando di fatto il pianeta. Possibile che il salvataggio della Terra passi proprio dalla rinuncia a un alimento a cui in tanti non sanno resistere? Le conclusioni sono quelle di un gruppo di ricercatori americani.
Gli scienziati dell’università di Stanford e di Berkley hanno studiato a fondo quello che potrebbe essere l’impatto sul clima se si dovesse tenere conto di una minore (o nulla) produzione di carne. Michael Eisen e Patrick Brown sono i due responsabili principali dello studio. Secondo il loro punto di vista, se si prende ad esempio un modello climatico con diverse simulazioni si arriva a dei risultati sorprendenti. In particolare, hanno voluto comprendere le conseguenze di una cancellazione delle emissioni legate agli allevamenti legati all’industria della carne. Interrompere questa attività porterebbe al calo delle emissioni di metano e di protossido di azoto, una prospettiva che non lascia indifferenti.
Riduzione di anidride carbonica
Come se non bastassero questi dati a convincere i più scettici, la minore produzione di carne causerebbe la conversione di 800 miliardi di tonnellate di anidride carbonica in tanto verde, come ad esempio boschi e foreste. Un altro numero citato nella ricerca farà di sicuro rimanere a bocca aperta: un modello del genere dovrebbe consentire di ridurre ogni anno le emissioni di anidride carbonica di ben 68 punti percentuali. A gongolare sono inevitabilmente le aziende che offrono un’alternativa alla carne. Ad esempio, dopo la pubblicazione dello studio si è fatta sentire Impossible Foods, società specializzata in prodotti vegetali in grado di rimpiazzare quelli “tradizionali”.
Allevamenti di bestiame
Secondo quanto sottolineato dalla compagnia in questione, anidride carbonica, metano e protossido di azoto andrebbero a farsi benedire in caso di addio agli allevamenti di bestiame per ricavare carne. Ecco perché Impossible Foods vorrebbe che un obiettivo del genere diventi la priorità dei prossimi anni. L’ideale, sempre in base al punto di vista dell’azienda, sarebbe una cancellazione progressiva delle attività produttive nel giro di quindici anni. Pura utopia? Non è la prima volta che si demonizza l’allevamento intensivo, tra i principali responsabili del riscaldamento globale, ma non bisogna fare di tutta un’erba un fascio.
Non tutti gli allevamenti a rendimento elevato che hanno a che fare con la produzione di carne sono giudicati in maniera sfavorevole. Il dito viene puntato contro quelle realtà in cui la vita degli animali non è naturale, dunque spazi ristretti e insufficienti alle necessità di base, ma anche il mancato rispetto dell’igiene. Non meno importante è l’inquinamento causato dai liquami del bestiame che sono ricchi di azoto e fosforo, non proprio il massimo per il nostro pianeta. Albert Einstein ricordava di aver sempre mangiato la carne con un pizzico di cattiva coscienza, forse in futuro questo atteggiamento non sarà più permesso.