5 curiosità su La casa di carta
Chi pensa di conoscere alla perfezione tutti i segreti de La casa di carta, si ricrederà. Dalla storia di Nairobi al perché della maschera: ecco 5 curiosità imperdibili.
È una delle serie tv più popolari degli ultimi anni, è giunta alla sua quarta stagione, mentre la quinta è ancora in fase di lavorazione: parliamo de La Casa di Carta, uno degli show di maggiore successo di Netflix. Chi ancora non lo ha guardato, può recuperare e attendere l’arrivo dei nuovi episodi, che arriveranno entro il 2022.
Mentre chi pensa di conoscere alla perfezione attori, personaggi, storie e ambientazioni potrebbe ricredersi. Infatti, i miti e le leggende che girano attorno a questo prodotto sono tanti, alcune storie sono fondate altre sono nate negli anni per rendere ancora più affascinante il progetto. Anche se non ha certo bisogno di pubblicità, visto che Netflix ha dichiarato che sono circa 6 milioni le persone che hanno guardato la serie tv creata da Álex Pina. Eppure, ci sono delle curiosità su La casa di carta che potrebbero stupire anche i fan più accaniti. Ecco quali sono.
1 – Curiosità La casa di carta: perché indossano la maschera di Dalì
Sicuramente chi ha visto La casa di carta si sarà posto almeno una volta la domanda: “ma perché indossano tutti la maschera di Dalì?” A dare questa risposta è stato Miguel Amoedo, direttore della fotografia dello show. Ha spiegato che l’intenzione era stata fin da subito di scegliere un volto rappresentativo della cultura spagnola. Si è quindi passati da Don Chisciotte a Pablo Picasso, ma alla fine Dalì, con i suoi particolari baffetti all’insù era la maschera perfetta e si adattava perfettamente alla forma del viso degli attori.
Nessuno ha mai svelato il vero significato della maschera, ma Alvaro Morte, l’attore che interpreta il Professore, durante un’intervista ha rivelato che Dalì è il perfetto rappresentante della resistenza. Mentre Pedro Alonso (Berlino) vede in Dalì un artista capace di oltrepassare i limiti e infatti è il maggiore esponente del surrealismo, creando qualcosa di gigantesco e quasi incomprensibile, ma che allo stesso tempo parla alla massa, per la quale ha creato numerose opere.
2 – La casa di carta e il significato della tuta rossa e di Bella Ciao
Lo stesso discorso vale per la tuta rossa: si è scelto un vero e proprio simbolo di lotta e resistenza. Infatti, il rosso come simbolo di tanti movimenti rivoluzionari. Inoltre, la tuta consente a tutti di nascondersi e non essere identificati, ma allo stesso tempo dona un senso di unità e fratellanza, tematiche molto forti nella serie tv.
Naturalmente, lo stesso discorso vale anche per la scelta della canzone Bella Ciao. Alex Pina, ideatore della serie ha svelato che si tratta di una canzone popolare che conosce fin da bambino: “Mi ricorda l’infanzia e il mondo intero la conosce, un inno alla Resistenza come lo è la stessa serie. Finché c’è resistenza c’è speranza, anche se i personaggi non sanno minimamente se riusciranno a uscire da lì”.
3 – Il personaggio di Nairobi non era previsto
Ma come sarebbe stata La casa di carta senza l’incredibile Nairobi? Il personaggio interpretato da Alba Flores è l’incarnazione dell’energia, della schiettezza e del “matriarcato” come lei stessa esclama in una puntata.
Eppure Alex Pina incontrò Alba Flores durante le riprese di Vis a Vis e così decise di inserirla nella serie cucendole letteralmente la figura di Nairobi addosso. E il risultato è stato strepitoso, visto l’affetto del pubblico nei suoi confronti.
4 – L’epopea della voce narrante de La casa di carta
Chi ha amato la serie sa benissimo che parte del suo successo è dovuto alla voce narrante di Tokyo, interpretata da Úrsula Corberó. Il suo personaggio è sfrontato e impavido, probabilmente l’unico che potrebbe sopravvivere all’intera operazione e riuscire a raccontarla.
Ma la scelta di affidare a lei la voce narrante è arrivata quasi alla fine: inizialmente ha provato il Professore, ma lui interpreta un timido sociopatico e affidare a lui la narrazione sarebbe stato poco credibile. Si è provato poi con Mosca, quindi con la voce di Paco Tous, ma anche stavolta l’effetto era deludente. Finalmente Tokyo ha preso parola e da quel momento è stato un successo.
5 – I personaggi della banda: tutti malati terminali
Nella serie tv ci sono tanti personaggi, ognuno con le sue caratteristiche e i suoi problemi. Inizialmente dovevano essere tutti accomunati da una malattia terminale, quindi persone che non avevano nulla da perdere. Ciò avrebbe però tolto molto alla serie tv. Così, si è deciso che solo Berlino avrebbe mantenuto questa caratteristica.
Lo stile di Tokyo è ispirato a un famoso personaggio cinematografico
Capelli a caschetto rigorosamente con frangia, abbigliamento semplice, preferibilmente con pantaloncino e maglietta a maniche corte sportiva e l’immancabile girocollo nero: lo stile di Tokyo de La casa di carta può sembrare casuale, ma in realtà si ispira a quello di un famoso personaggio del cinema. Parliamo di Mathilda, la bambina interpretata da Natalie Portman in Leon.