Ricostruito il "Telamone" del tempio di Zeus ad Agrigento: mostrato al pubblico il "gigante" di Akragas
La città di Agrigento festeggia la ricostruzione e rimessa in posizione eretta del Telamone del tempio di Zeus
Sono stati necessari ben 20 anni di studi, ricerche e restauri per riuscire a restituire alla popolazione il “gigante di pietra” dell’antica Akragas. Si parla del Telamone, che è una delle statue colossali che in un tempo lontano sostenevano l’architrave del tempio di Zeus Olimpio.
Un pezzo dell’Olympieion, simbolo della Valle dei templi, che è stato riportato al suo splendore. È oggi nuovamente in posizione eretta e c’è stata ovviamente una presentazione pubblica, con tante presenze istituzionali.
Il tempio di Zeus
Il tempio di Zeus Olimpio sorgeva nell’area meridionale della città antica. Guardando alla sola collina dei templi, trovava spazio nell’area occidentale della stessa. Si decise di erigerlo in segno di ringraziamento per il trionfo di Akragas sui Cartaginesi dopo il 480 a.C., così da celebrare il prestigio del tiranno Terone. Un fantastico esempio di pregiata architettura, con soluzioni adottate che non si erano mai viste prima.
Basti pensare alle semicolonne scalanate altissime. Un’interessante descrizione di quest’ultime ci giunge tramite Diodoro Siculo, che spiegava come in ogni semicolonna potesse starci comodamente un uomo. Il tempio di Zeus era a dir poco colossale, con dimensioni pari a 112×56 metri e uno spazio occupato di 6340 mq. Per avere un metro di paragone, si pensi che il Partenone di Atene ha come misure 59.54×30.87 metri.
Il tempio venne realizzato in blocchi di calcarenite locale, voluto con una pianta nettamente inusuale: pseudoperipteroeptastilo, 7 semicolonne doriche sui lati corti e 14 sui lati lunghi. Il tutto con l’aggiunta dell’architrave, composto da tre filari di blocchi e sormontato da un fregio dorico, dalla sima e dal geison. A 11 metri d’altezza, negli spazi presenti tra le colonne, si era scelto di posizionare delle statue monumentali, con le braccia poste a reggere un carico a dir poco gravoso.
Purtroppo per noi, il tempio fu compromesso in maniera irrimediabile nel 1401, a causa di un terremoto. Nel corso del XVIII secolo venne poi depredato e quei pregiati blocchi sfruttati per costruire il molo di Porto Empedocle.
Il Telamone della Valle dei templi
Grande entusiasmo per il risultato raggiunto, che per il presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, non può rappresentare assolutamente un punto d’arrivo. Una giornata importante per Agrigento e la Sicilia tutta, ha detto, considerando come il telamone rappresenta uno dei migliori biglietti da visita per la città.
“La giornata di oggi non va intesa come punto di arrivo. Deve servire da stimolo a tutti gli addetti ai lavori per fare di più e meglio. Occorre migliorare la capacità attrattiva e la fruizione del nostro inestimabile patrimonio culturale. Nonostante i dati sul turismo del 2022 e del 2023 ci dicano che la Sicilia è una delle mete turistiche più gettonate, il rapporto tra patrimonio culturale e flussi turistici non è ancora, a mio avviso, soddisfacente”.
Ad oggi il progetto di musealizzazione dell’area dell’Olympieion è costato 500mila euro di fondi del Parco. Nel prossimo futuro si intende raggiungere la ricostruzione a terra di una parte della trabeazione, così come della cornice del tempio. Si mira a restituire alla popolazione, siciliana, italiana e globale, un’idea più concreta delle dimensioni colossali del monumento, unico nel suo genere.